Coronavirus

La "trappola" sulla busta paga. A metà giugno finiscono i soldi della Cig

Se così fosse, molte imprese si troverebbero in grosse difficoltà, costrette a pagare i propri dipendenti anche se l’attività lavorativa non è partita a pieno regime

La "trappola" sulla busta paga. A metà giugno finiscono i soldi della Cig

La cassa integrazione rischia di finire a metà di giugno. Se così fosse, molte imprese si troverebbero in grosse difficoltà, costrette a pagare i propri dipendenti anche se l’attività lavorativa non è partita a pieno regime.

Come riporta Italia Oggi, ci sono tre possibili scenari: fare ricorso alla cassa integrazione ordinaria o straordinaria, indebitarsi ancora di più per retribuire i lavoratori o portare i libri in tribunale.

Il problema dell’estate

Le tutele aziendali potrebbero quindi esaurirsi prima dell’estate. Prima però occorre ricordare come funziona l’ammortizzatore sociale. Gli imprenditori che hanno sospeso o ridotto l’attività per motivi legati al coronavirus possono fare domanda per un periodo a partire dal 23 febbraio usando la causale “Covid-19”.

Attualmente le aziende hanno a disposizione 14 settimane di cassa integrazione ordinaria (Cigo) Covid-19, dal 23 febbraio al 31 agosto. Quando sono terminate le 14 settimane è possibile utilizzarne altre 4 ma solo nei mesi di settembre e ottobre.

Ecco un esempio. Un’azienda che ha fermato la sua attività a inizio marzo, forse è arrivata a metà maggio, in concomitanza con l'avvio della Fase 2, usando 10 settimane di Cigo Covid-19. Quindi gli rimangono altre 4 settimane da metà maggio a fine mese di agosto. In sostanza un mese per ricorrere alla cassa integrazione in caso di riduzione o stop dell’attività. Come detto dal 1° settembre al 31 ottobre ne avrà altre 4 a disposizione.

Nel frattempo, il decreto Rilancio ha stabilito il divieto di licenziamento fino al 17 agosto. In definitiva, con questa situazione molte aziende rischiano seri guai. Anche perché se non dovessero tornare alla normalità, saranno costrette a indebitarsi ulteriormente per pagare i lavoratori senza lavoro da portare avanti.

Un’altra opzione è fare ricorso alla cassa integrazione ordinaria, una misura non prevista però per le piccole aziende che invece usufruiscono della cassa in deroga. La terza alternativa, quella peggiore, è portare i libri in tribunale.

Le parole di Tridico

A proposito di cassa integrazione, il presidente dell’Inps Pasquale Tridico ha detto che dall’Istituto di previdenza è arrivato “un fiume di denaro”. Sui ritardi nei pagamenti, Tridico ha sottolineato che “ci sono state delle polemiche e mi dispiace. Adesso abbiamo dalle regioni tutte le domande. Ma bisogna anche capire il contesto. Anche le regioni si sono trovate di fronte una valanga di richieste”.

Sui cittadini rimasti senza sussidio, il numero uno dell’Inps ha fatto sapere che "su 7,5 milioni di potenziali, noi abbiamo già pagato, tra conguagli e pagamenti diretti, casse integrazioni a 5 milioni di cittadini.

Ma le attese sono finite”. Ma Tridico ha scordato una parte importante nella sua analisi tra numeri e cifre: la cassa integrazione

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