Presto anche il Corriere della Sera adotterà il formato tabloid, più piccolo e pratico rispetto all'attuale, seguendo l'esempio della Gazzetta dello Sport. «Il nuovo formato partirà subito dopo l'estate. Si tratta di una scelta prima di tutto di prodotto e di formato, e che poi porterà anche a risparmi in termini di processo e di costo della carta», ha precisato Pietro Scott Jovane, ad di Rcs Mediagroup (+1,8% a 1,62 euro in Borsa) nella conferenza stampa seguita all'«Investor day».
Con l'occasione, il manager ha rinnovato la fiducia a Ferruccio de Bortoli, direttore dello storico quotidiano milanese il quale ha più volte attaccato alcune scelte del piano di ristrutturazione portato avanti dal gruppo, a iniziare dalla vendita dell'immobile di via Solferino per finire con l'aumento del prezzo del Corriere (e in effetti Jovane ha affermato che la Gazzetta non seguirà questa strada). L'ad ha buttato acqua sul fuoco anche sulle polemiche con gli azionisti, affermando di non avere ricevuto atti formali da Diego Della Valle (socio all'8,9%) che ha minacciato azioni di responsabilità contro il cda, di non aver avuto alcun sentore di dimissioni dal board (si parlava di un addio da parte del presidente Angelo Provasoli e di altri tre consiglieri, decisione che avrebbe messo a repentaglio la sussistenza del vertice) e, in definitiva, di essere fin troppo impegnato nella realizzazione degli obiettivi previsti dal piano industriale per prendere parte allo scontro in atto, da mesi, a livello di azionariato. Nessun commento sulle ipotesi di rimpasto.
Insomma battaglia rinviata a data da destinarsi: da tenere sott'occhio sono, comunque, il cda del 24 marzo e l'assemblea dell'8 maggio. Quanto al 2014, dopo la rifocalizzazione sul business strategico avvenuta nel 2013, Jovane delinea tre punti cruciali: ricavi in leggera crescita (dai 1,315 miliardi) anche grazie agli importanti eventi sportivi; conferma dei target di redditività (con un ebitda prima degli oneri non ricorrenti triplicato rispetto al 2013) e messa in sicurezza del gruppo, attraverso la ricerca di ulteriori tagli ed efficienze «che tuttavia non passeranno da tagli al personale» (il 2014 anticiperà di un anno il target al 2015 e, per fine piano, l'asticella dei risparmi è stata alzata di 50/70 milioni rispetto ai 145 milioni già stimati).
«Quando sono arrivato, il business non era sostenibile dal punto di vista industriale e finanziario, ed era sul punto di scomparire.
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