Economia

La crisi internazionale frena anche la crescita digitale

Il mercato digitale ha chiuso il 2021 in netta crescita. Nel 2022 il mercato è previsto ancora in crescita, sebbene in rallentamento rispetto a quanto registrato nel 2021

La crisi internazionale frena anche la crescita digitale

Nel 2021 la digitalizzazione ha contribuito alla ripresa dell’economia del nostro Paese. Ha consentito a imprese e famiglie di continuare a crescere anche durante il Covid e ha cambiato le modalità di svolgimento di molte attività produttive. Non a caso la crescita del mercato digitale ha interessato tutti i principali settori economici. Lo scorso anno si è anche stabilizzato l’impiego di soluzioni digitali nella vita di tutti i giorni, dal lavoro allo studio. I numeri sull’utilizzo di device e sugli investimenti in tecnologie sono un’ulteriore riprova di questa espansione costante. Tuttavia, la crisi internazionale dovuta al conflitto bellico in Ucraina, ai problemi nelle catene di fornitura di alcuni beni, al costo crescente dell’energia e all’inflazione galoppante, ha in parte frenato lo slancio impresso dal digitale alla ripresa economica. E’ quanto emerge dal Rapporto annuale del digitale in Italia, curato da Anitec-Assinform, l’associazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende dell’Ict, in collaborazione con NetConsulting cube.

La frenata del digitale nel 2022

Il mercato digitale ha chiuso il 2021 in netta crescita (+5,3%), con un valore complessivo di 75,3 miliardi di euro. Nel 2022 il mercato è previsto ancora in crescita, sebbene in rallentamento rispetto a quanto registrato nel 2021, con un aumento del 3,6%, dal momento che alcuni settori di mercato stanno risentendo maggiormente degli effetti della crisi internazionale. Tuttavia, le previsioni relative ai tre anni successivi (2023-2025) sono orientate a una ripresa della crescita e si ipotizza che il mercato digitale possa arrivare a superare i 91 miliardi di euro nel 2025.

Le carenze strutturali soprattutto al sud e nelle Pmi

Gli investimenti nel digitale si sono sempre più concentrati nelle regioni del nord e del centro Italia, con importanti differenze da regione a regione. Il sud Italia è rimasto indietro anche su questo versante e il ritardo si scarica sulla competitività delle imprese meridionali. La maggior parte della spesa in prodotti e servizi Ict e digitali è riconducibile alle regioni del nord ovest (26,7 miliardi di euro) e del centro (19,3 miliardi di euro), mentre la spesa delle Pmi, che rappresentano la quasi totalità delle imprese italiane, è stata di 17,45 miliardi di euro a fronte dei 27,14 rilevati per le aziende con più di 250 addetti. Dunque, la crescita troppo lenta degli investimenti in digitale nelle Piccole e medie imprese e la carenza di competenze specializzate concorrono a tarpare le ali, secondo Anitec-Assinform, alla ripresa del nostro Paese, che ora deve puntare tutto sulle riforme e i progetti del Pnrr.

L’importanza della sostenibilità

Le tecnologie digitali sono necessarie per la transizione verso modelli pienamente sostenibili. Tra i benefici più diffusi possono essere menzionati: la possibilità di ridurre gli spostamenti, la maggiore efficienza energetica e la dematerializzazione dei processi. Nel settore Energy-Utility le tecnologie digitali permettono di ottimizzare la produzione e la distribuzione dell’energia, individuare guasti e perdite, monitorare il territorio. Soluzioni di Intelligenza Artificiale automatizzano il riconoscimento e lo smaltimento dei rifiuti.

Piattaforme digitali per la gestione del parco veicoli e l’ottimizzazione del flusso merci migliorano i processi nel settore trasporti e turismo.

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