"Adesso è possibile la pacificazione sugli anni di piombo. Penso a un'iniziativa"

Il presidente del Senato Ignazio La Russa e il caso Fausto e Iaio: "Rispettiamo chi muore per un'idea"

"Adesso è possibile la pacificazione sugli anni di piombo. Penso a un'iniziativa"
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È possibile la pacificazione, quaranta o cinquant'anni dopo gli anni di piombo? Ignazio La Russa, Presidente del Senato, che in quegli anni era un dirigente prima del movimento giovanile del Msi, e poi del partito di Almirante, dice di si, che è possibile.

Presidente, due giorni fa c'è stata la riapertura delle indagini sull'omicidio di Fausto e Iaio (Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci) avvenuto nel marzo del 1978: questa novità riaccende lo scontro?

«Al contrario. Io credo che sia un atto dovuto e giusto. Fausto e Iaio erano due ragazzi assolutamente innocenti, uccisi a Milano, nel 1978, davanti al centro sociale al quale appartenevano. Le motivazione possibili dell'omicidio sono due: o una motivazione puramente ideologica, e cioè la loro appartenenza al centro sociale di sinistra; oppure una azione ritorsiva da parte degli spacciatori, perché Fausto e Iaio stavano conducendo una inchiesta sullo spaccio al parco Lambro».

Non è la prima volta che lei si occupa di quell'omicidio

«Ho sempre parlato di Fausto e Iaio, anche nel mio intervento di insediamento al Senato perché sono gli unici, credo, negli anni di piombo, assassinati a Milano, rimasti senza che mai si scoprissero gli assassini. Non posso che essere d'accordo con i familiari che da anni invocano la riapertura delle indagini».

Lei ha contatti con i parenti?

«Ho sempre mantenuto i contatti con i familiari di Fausto Tinelli, in particolare con il fratello».

Lei da diversi anni è uno dei principali sostenitori della «riconciliazione». Lo ha ripetuto anche nelle commemorazioni di Sergio Ramelli, ucciso dai comunisti 50 anni fa sempre a Milano. È possibile la riconciliazione?

«Io la chiamo pacificazione. Se poi pacificazione è un termine che dà fastidio, allora chiedo semplicemente il rispetto reciproco. Cioè il rispetto che è dovuto alla memoria di ragazzi morti per le loro idee. Di destra, di sinistra, innocenti, meno innocenti: mi interessa poco»

Fausto e Iaio e Ramelli erano innocenti?

«Sì: loro erano del tutto innocenti. Di altri si può discutere. Ma io dico che quando uno muore per motivi politici, per una idea, vittima del terrorismo o della violenza, ha diritto comunque al rispetto di tutti».

Moltissimi parenti delle vittime del terrorismo sono ancora vivi. Questo non è un ostacolo?

«Credo che la grande maggioranza di loro auspichi soprattutto un riconoscimento. Anche un riconoscimento tangibile dello Stato. E questo è molto giusto».

Il presidente della Repubblica Napolitano, una quindicina di anni fa, promosse un incontro tra la vedova di Luigi Calabresi e la vedova di Pino Pinelli. Il poliziotto e l'anarchico. Vittime - opposte - dei primissimi anni di piombo. Non si potrebbe pensare a qualche iniziativa simile?

«Ho una iniziativa in mente ma ora non la dico».

Lei apprezzò quella iniziativa di Napolitano?

«Si, moltissimo. E anche la sua decisione di realizzare una pubblicazione della Presidenza della Repubblica che elencava i nomi di tutte le vittime del terrorismo. Mi chiese in quell'occasione una nota su Ramelli. Napolitano voleva arrivare a una storia condivisa e alla pacificazione».

Rimase isolato?

«Ricordo che anche Veltroni, quando era sindaco, promosse un incontro tra i parenti dei fratelli Mattei e i parenti di Valerio Verbano. I fratelli Mattei erano i figli di un dirigente del Msi al quale bruciarono casa, nel 1973, e loro morirono nell'incendio. Un ragazzo di vent'anni e un bambino di otto. Verbano era un militante di sinistra, 19 anni come Ramelli e come Fausto e Iaio, ucciso davanti ai genitori, dentro casa».

Lei sarebbe favorevole a un provvedimento di amnistia per i terroristi degli anni 70 e 80?

«Non credo che il problema sia l'amnistia. Il problema è carcerario».

Cioè?

«Il problema delle carceri va affrontato per il sovraffollamento. Io dico che è giusto far scontare la pena, ma non una pena aggiuntiva dovuta al sovraffollamento e alla fatiscenza delle carceri».

Quindi è contrario a un provvedimento di clemenza?

«Non sono contrario. Sono neutrale».

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