Mario Draghi non se l'aspettava. E invece, dalle banche è arrivata ieri una risposta tiepida alla prima operazione Tltro, ovvero ai prestiti Bce indirizzati a imprese e famiglie. Non è ancora una bocciatura definitiva, trattandosi del primo di otto round di rifinanziamenti, ma è comunque un campanello d'allarme che segnala un'imprevista difficoltà a espandere il bilancio dell'Eurotower, così come prefigurato di recente dallo stesso Draghi, di circa 1.000 miliardi rispetto ai livelli attuali (2mila miliardi).
Un obiettivo che appare distante dopo che i prestiti concessi a 255 istituti di credito sono stati pari ad appena 82,6 miliardi di euro (oltre 23 sono andati all'Italia), un ammontare nettamente inferiore anche alla più bassa previsione - 100 miliardi - circolata alla vigilia. Nulla a che vedere, insomma, con l'entusiastica adesione alle due aste Ltro di fine 2011-inizio 2012, quando la banca centrale aveva inondato il sistema con una liquidità attorno ai 1.000 miliardi. Rischia così di saltare la tabella di marcia che prevedeva un assorbimento di 400 miliardi con le prime due tranche di Tltro. A dicembre, la nuova fetta dovrebbe infatti registrare adesioni per 320 miliardi, una cifra quasi quattro volte superiore a quella di ieri.
A frenare le richieste, più di una causa. Non ultima, la scarsa domanda di credito legata a una ripresa che in buona parte dell'Eurozona non si vede. In secondo luogo, alcune banche potrebbero aver ritardato la partecipazione fino a dopo la pubblicazione dei risultati degli stress test e nell'attesa di conoscere i dettagli sul programmi di acquisto Abs, che saranno svelati all'inizio del mese prossimo.
Se effettivamente la Bce volesse aumentare il suo bilancio ai valori d'inizio 2012, dovrebbe quindi «integrare» il rimanente con il piano di acquisti di prestiti cartolarizzati (Abs), magari facendo shopping di titoli con rating inferiore ad A- come si ventila, e di obbligazioni garantite. Anche queste due misure, tuttavia, potrebbero non bastare. A quel punto, a Draghi resterebbe un solo colpo in canna: il lancio di un quantitative easing vero e proprio, sulla falsariga del programma di acquisto di bond sovrani della Fed, che troverebbe però la ferma opposizione della Bundesbank.
Ma il 2015 potrebbe riservare anche qualche sorpresa all'interno del board della Bce. Dal prossimo primo gennaio, con l'ingresso della Lituania, verrà introdotta la rotazione del voto all'interno del consiglio direttivo per mantenere fermo a 18 il numero dei membri. Un meccanismo, da sempre osteggiato dalla Germania, che non coinvolge i sei componenti, tra cui Draghi, del comitato esecutivo. I primi a essere esclusi, come è risultato dal sorteggio di ieri, saranno rispettivamente il governatore del Banco de España, Luis Maria Linde (inserito nel Gruppo 1 di cui fanno anche parte Germania, Francia, Italia e Olanda), e i rappresentanti delle banche centrali di Estonia, Irlanda e Grecia.
A Ignazio Visco, governatore di Bankitalia, toccherà saltare il turno in marzo e agosto 2015, mentre Jens Weidmann, capo della Buba, non potrà votare in maggio e ottobre. Quando, magari, si dovrà decidere se tirare fuori dall'arsenale il bazooka del quantitative easing .- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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