Disney brinda al primato al box office registrato nel 2017 (oltre 6 miliardi di dollari, cifra record raggiunta, unico tra gli studios di Hollywood, per due anni consecutivi) e, grazie all'integrazione con Fox annunciata a metà dicembre, punta a rivaleggiare con le stelle del web nello streaming, ovvero nella trasmissione dei contenuti in rete. Bob Iger, numero uno di Disney, ha chiarito che proprio l'opportunità di rafforzarsi nella personalizzazione di contenuti «on demand», su richiesta, ha portato all'accordo da 67 miliardi di dollari (di cui 13,7 in debiti) con l'impero di Rupert Murdoch. Nel 2019 è già atteso nuovo servizio di streaming.
Dall'unione tra la maggior parte delle attività di 21st Century Fox (fanno eccezione notizie e sport) e di Disney nascerà il nuovo big dell'intrattenimento che spazierà da Topolinia e Paperopoli fino alla Springfield di Burt Simpson e porterà in dote a Burbank il 30% di Hulu, piattaforma di streaming di cui Disney possiede già il 30% e canali satellitari come Star India. Cui ai aggiunge il 39% di Sky, il tutto in attesa che si chiarisca il quadro sull'offerta da 11,7 miliardi di sterline lanciata da Fox sulla tv satellitare: il verdetto delle autorità inglesi è atteso entro giugno, ma l'eventuale mancato via libera non dovrebbe portare a un'Opa obbligatoria di Disney sul flottante di Sky una volta che l'integrazione con la 21st Century Fox sarà efficace e che quindi il 39% della tv satellitare passerà nelle mani del gruppo californiano.
Le nozze dovrebbero chiudersi entro fine anno e saranno carta contro carta: i soci Fox, a iniziare dallo «squalo» australiano (il Murdoch family Trust si attesterebbe al 4,37%), riceveranno titoli Disney e parteciperanno quindi alla fusione accanto ai fondi azionisti del gruppo californiano come Vanguard (che scenderebbe al 6,59% dal 6,22%), State Street Global Advisor (dal 4,46% al 4,15%) e Blackrock (dal 4,28% al 4,04%).
Nel 2019 Disney potrebbe poi tentare il colpo decisivo, eliminando dalle piattaforme concorrenti come Netflix i blockbuster propri (inclusa la saga di Star Wars) e quelli acquisiti da Fox come le epopee di X-Men e de I Fantastici Quattro o di Avatar.
Le stelle del web tuttavia non stanno a guardare. Netflix progetta infatti di investire 8 miliardi in contenuti nel 2018, Amazon 4,5 miliardi, mentre per Apple e Facebook si stima una somma intorno al miliardo. E non si tratta solo di serie tv. È stata Amazon infatti a produrre «La ruota magica», il film di Woody Allen ora in sala, mentre Netflix ha firmato «Bright» la pellicola con Will Smith e Noomi Rapace che in 3 giorni ha totalizzato negli Usa 11 milioni spettatori. D'altro canto il box office mondiale pur essendo un mercato da appena 40 miliardi, garantisce quella riconoscibilità che può essere vendute su tanti altri prodotti, come appunto ha insegnato la Walt Disney nei suoi 95 anni di storia.
In attesa del matrimonio Disney-20th Fox, il mercato tiene monitorati i possibili protagonisti della fase due del consolidamento del settore come Viacom e Cbs.
Alcuni ipotizzano poi che Lionsgate e Mgm finiscano sotto l'ombrello di Liberty Media o di Sony. Senza trascurare i gruppi tlc che, con l'abbandono della net neutrality, la parità di accesso a internet, potrebbero tornare a giocare in prima linea.
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