Dieci anni sono troppi per mettere in piedi il fondo salva-banche, parola di Mario Draghi. Il presidente della Bce, parlando alla Banca centrale del Belgio, ha affermato che i tempi dell'entrata a regime del meccanismo europeo di risoluzione delle crisi bancarie possono essere dimezzati, senza però far pagare alle banche importi più elevati. Una risposta implicita al ministro delle finanze tedesche Wolfgang Schaeuble, favorevole a un'accelerazione dei tempi a patto di un raddoppio del prelievo a carico degli istituti di credito.
Ma al fondo serve anche un solido «paracadute pubblico»: ovvero la possibilità di indebitarsi sul mercato, con garanzie degli Stati, o di accedere a una linea di credito, ad esempio dal fondo salva-Stati Esm, ha sottolineato ancora il presidente della Bce.
L'analisi di Draghi si inserisce in una prospettiva storica: i costi della crisi per l'Europa sono stati alti a causa della natura incompleta dell'integrazione finanziaria dell'Eurozona. Per questo occorre incoraggiare una integrazione transfrontaliera più profonda delle banche, oltre a una supervisione più forte. «Sappiamo a spese nostre che l'eurozona non ha raggiunto un'integrazione finanziaria sostenibile - ha detto - ma con un'unione bancaria possiamo creare le pre-condizioni per un'integrazione più sostenibile in futuro».
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