Stefano Paleari, uno dei tre commissari ai quali dal 2 maggio è affidata Alitalia, si esprime con linguaggio aeronautico: «Last call», ultima chiamata. «Consenso e condivisione saranno necessari per concludere positivamente questa fase. È una sfida grandissima». Ingegnere e professore universitario con specifica esperienza in economia aziendale e nel trasporto aereo, 52 anni e un brillante curriculum accademico, Paleari condivide le responsabilità insieme a Luigi Gubitosi e a Enrico Laghi; a lui, in particolare, l'incarico di mettere a punto la strategia industriale della compagnia. «Il nostro compito spiega è di fare tutto il possibile per riportare l'azienda in condizioni di efficienza. Lo strumento al quale stiamo lavorando è il piano industriale, che presenteremo entro fine luglio».
Può anticipare i contenuti?
«Dobbiamo verificare il posizionamento della compagnia sul mercato per poterle ridare efficienza. La strategia fonda su due assi portanti: la differenziazione, cioè la necessità di avere un'offerta propria che, per network e tipologia, non si sovrapponga a ciò che già esiste tra i concorrenti; e l'efficientamento, la capacità di offrire il proprio prodotto alle migliori condizioni».
Presto ci sarà il low cost di lungo raggio da Roma...
«Il trasporto aereo è dinamico e competitivo. È necessario ritagliarsi i propri spazi».
Nel settore serve grande flessibilità operativa.
«Certo. E Alitalia ha le capacità per farlo: in pochi giorni abbiamo organizzato 39 voli per permettere ai tifosi juventini di volare a Cardiff per la finale di Champions».
Quali sono i punti di forza sui quali conta Alitalia?
«Il presidio su Fiumicino, in particolare sul lungo raggio, e la posizione dominante a Linate, aeroporto cittadino, fra tre anni servito dalla metropolitana, ideale per collegare il resto del Paese e le capitali europee. Attenzione particolare merita poi Malpensa, che grazie a un bacino di utenza ricco e popoloso garantisce quasi l'autosufficienza di molti voli di lungo raggio, senza rendere necessario il feederaggio».
Punti di forza sufficienti?
«Sono gli elementi distintivi, che non possiede nessun'altra compagnia, sui quali studiare offerta, mappa, orari, frequenze, condizioni da inserire nel piano: premessa per un conto economico efficiente».
Il vostro arco temporale?
«Fino alla stagione estiva del 2018. Il nostro compito è dare continuità all'azienda e valorizzarla».
La prima scadenza è il 5 giugno con la presentazione delle manifestazioni d'interesse. Renderete pubblica la lista dei nomi?
«No. Abbiamo assunto un vincolo di riservatezza. Il processo di valorizzazione (non uso volutamente la parola vendita) e la gestione industriale sono due strade parallele che a un certo punto convergeranno. È un contesto che si proietta sul 2018. Dopo le manifestazioni d'interesse, ci sarà l'accesso alla data room, offerte non vincolanti, quelle vincolanti, la negoziazione...».
Intanto la compagnia opera normalmente.
«Il cliente può avere certezza della normale continuità del servizio. Dal nostro primo giorno abbiamo confermato l'operatività per la stagione estiva, per l'inverno avremo novità che riguardano Los Angeles, Maldive e New Delhi».
Gli errori commessi?
«Al momento giusto faremo riflessioni sul passato. Oggi siamo concentrati sulle priorità».
Tra i vostri compiti c'è un'eventuale azione di responsabilità verso i vecchi amministratori?
«Sì. In tempi appropriati valuteremo in modo puntuale».
Qual è il passivo di Alitalia?
«È in corso il calcolo esatto».
Il prestito
dello Stato di 600 milioni sarà restituito o finirà in coda ai crediti?«L'Ue ha messo come condizione, oltre agli interessi di mercato, che sia restituito in prededuzione, senza finire nel passivo come gli altri».
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