Elliott attacca e supera il 5% di Tim

Lettera del fondo ai soci contro Vivendi. La replica: «Così si smantella il gruppo»

Elliott attacca e supera  il 5% di Tim

Il fondo Elliott supera la soglia del 5% di Telecom Italia e lancia un sito internet ad hoc, «Trasforming Tim», dove pubblica una lunga «lettera-manifesto» con l'obiettivo di spiegare al mercato la propria ricetta per rendere il gruppo tlc italiano più profittevole per tutti gli azionisti. Il primo passo è, come noto, «sfrattare» dal board i sei consiglieri espressione di Vivendi (cui fa capo il 24% del capitale), a partire dal presidente Arnaud de Puyfontaine.

Il fondo di Paul Singer, che ribadisce di non puntare al controllo di Tim ma a farne una public company, nello specifico ha dichiarato di avere «oltre il 3% delle azioni ordinarie» del gruppo ma che tale quota lievita oltre il 5% grazie ad altri «strumenti finanziari».

Nella lettera di sei pagine - con cui di fatto va oltre gli obblighi di trasparenza previsti dal Tuf (articolo 126 bis) e sfrutta il web per fare da «catalizzatore» tra i soci Tim scontenti - Elliott elenca poi quelle che reputa le «malefatte» di Vivendi. Al primo posto c'è la joint venture, ora abortita, tra Tim e Canal Plus, la pay tv di Vincent Bolloré, per i contenuti. Poi c'è il contratto pubblicitario da 100 milioni dato ad Havas, posseduta da Vivendi, la nomina di Michel Sibony, che lavora per il gruppo francese, a capo degli acquisti di Tim e quella di consiglieri di amministrazione definiti «indipendenti», come Felicitè Herzog, che invece hanno con Bolloré frequentazioni di vecchia data.

Corposo anche il capitolo sulla guerra in corso tra Bolloré e Mediaset: Vivendi essendo grande socia sia di Tim sia del Biscione «integra una concentrazione azionaria vietata dalla legge italiana». Insomma Vivendi ha violato la legge Gasparri «circostanza che ha compromesso la relazione con il regolatore e altre autorità italiane». Gli amministratori non indipendenti sono stati poi esonerati dall'obbligo di non concorrenza «nonostante il dissenso di molti investitori». Elliott rimprovera poi a Vivendi il cambio di due ad in soli due anni. Il piano di Elliott, che candida alla presidenza Fulvio Conti, prevede invece la cessione e poi la quotazione tramite una newco della rete di Tim e di Sparkle, coinvolgendo nella partita la Cdp, e la conversione delle azioni di risparmio.

Pronta la replica di Vivendi, secondo cui «non è certo che il piano per smantellare il gruppo e destabilizzare il team creerà valore». Secondo Vivendi il piano presentato dall'ad Amos Genish è «promettente» per il futuro e le iniziative prese «hanno già prodotto risultati che sono stati ben valutati dagli investitori». Genish ha intanto incontrato Bolloré, ricevendone l'appoggio: secondo alcune interpretazioni l'ad, malgrado l'apertura di Singer che non lo ha inserito nella lista nera, vedrebbe Elliott come un attacco anche al suo piano. I giochi restano aperti.

Ora la palla passa a soci: il 58% di Tim è in mano ai fondi esteri (Blackrock avrebbe il 4,9%, secondo quanto emerso ad agosto e Jp Morgan il 3,72%), mentre gli istituzionali italiani hanno il 3,78%. La battaglia si deciderà all'assemblea del 24 aprile: Elliott per la raccolta delle deleghe di voto si avvarrà di Georgeson, Vivendi di Sodali. Ieri in Borsa, dopo i rialzi dei giorni scorsi, Telecom ha chiuso piatta: +0,55%.

Intanto l'Antitrust ha sanzionato Telecom per 4,8 milioni per pratica commerciale scorretta nella campagna pubblicitaria sulla fibra; il gruppo ha

detto che farà ricorso al Tar davanti a una decisione «infondata». Infine, quanto alle poltrone, in Brasile al posto del presidente Mario Cesar Pereira arriva Joao Cox . In cda per il Brasile Piergiorgio Peluso, cfo Tim.

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