Eni, l'utile prende il volo a 11 miliardi

L'impennata degli idrocarburi spinge la redditività ma l'Italia rimane in perdita

Eni, l'utile prende il volo a 11 miliardi

Con la strategia di diversificazione e l'ottimizzazione del portafoglio su gas e petrolio Eni porta a casa utili record nei 9 mesi a quota 10,8 miliardi (+311%). Bene anche il terzo trimestre con utili netti adjusted balzati a 3,7 miliardi (da 1,4 miliardi). «A trainare la performance è in particolare il business internazionale», ha spiegato l'ad Claudio Descalzi commentando il bilancio che ha incassato il plauso del mercato: +1,69% a 13,41 euro.

Una sottolineatura non casuale visto che a pesare è invece l'attività del Cane a sei zampe in Italia. Rispetto all'utile netto consolidato di bilancio dei nove mesi 2022 pari a 13,26 miliardi di euro, le attività italiane hanno registrano una perdita netta di circa un miliardo che tiene conto principalmente dello stanziamento del contributo straordinario per il settore energia (Eni nel 2022 verserà allo Stato 1,4 miliardi di tasse sui cosiddetti extraprofitti). Ma in Italia il gruppo è da anni in perdita a causa del sostanziale azzeramento dell'attività di esplorazione e produzione. Il Cfo Francesco Gattei ha ricordato che dal 2014 a oggi Eni nel nostro Paese ha perso circa 21 miliardi.

A trainare i risultati sono stati i rialzi dei prezzi degli idrocarburi e del gas, accelerati dalla guerra tra Russia e Ucraina. L'Eni ha così beneficiato dell'attività di ricerca ed estrazione di gas e petrolio in più parti del mondo, in particolare in Africa e nel Mediterraneo. Il set di numeri dei 9 mesi si completa con 16,8 miliardi di risultato operativo (+187%) e un flusso di cassa netto raddoppiato a 12,8 miliardi (+83%). La produzione è scesa invece a 1,6 milioni di barili al giorno (-3%), perché nel terzo trimestre c'è stato un minor contributo dei giacimenti in Kazakhstan, Nigeria e Norvegia. Il risultato operativo rettificato del terzo trimestre è stato di 5,77 miliardi di euro (+132% annuo), in linea col trimestre precedente, nonostante la flessione del prezzo Brent da 113 a 101 dollari al barile e la contrazione dei margini di raffinazione. L'E&P (Exploration & Production) in particolare, ha conseguito un ebit di 4,27 miliardi, in riduzione del 12% rispetto al trimestre precedente, a causa dei minori prezzi di realizzo degli idrocarburi.

«In un contesto di elevata volatilità e incertezza nei mercati, Eni ha continuato ad assicurare gli approvvigionamenti energetici cruciali per le nostre economie, portando avanti al contempo il percorso di decarbonizzazione. Già dal prossimo inverno», ha assicurato Descalzi, «saremo in grado di rimpiazzare il 50% dei flussi di gas russo facendo leva sul nostro ampio e diversificato portafoglio riserve, sulle partnership di lungo termine con i Paesi produttori e sulla nostra crescente presenza nel business gnl». Descalzi ha ricordato le operazioni di acquisizione degli asset gas di Bp in Algeria e della nave di liquefazione Tango Flng per il progetto gas in Congo.

Quanto alla divisione verde Plenitude ha conseguito un ebit adjusted di 16 milioni, in linea con l'andamento stagionale del business e in riduzione rispetto al terzo trimestre 2021 a causa di uno scenario negativo.

A settembre, con un esborso di 751 milioni di euro, è stata pagata la prima delle 4 rate del dividendo 2022, 0,22 euro per azione. La seconda rata sarà pagata il 23 novembre. Ieri in Borsa Eni ha guadagnato l'1,69% a 13,14 euro.

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