La Consob era a conoscenza fin dal dicembre 2013 che Banca Etruria si trovava in forte difficoltà grazie alle informazioni ricevute «direttamente da Banca d'Italia». Lo ha stabilito la Corte di Appello di Firenze nella sentenza con al quale ha annullato parte delle sanzioni inflitte lo scorso anno dalla Consob agli ex sindaci e amministratori dell'istituto aretino per le supposte mancanze informative contenute nel prospetto relativo all'aumento di capitale effettuato nel 2013 per rafforzare il patrimonio.
Attenzione alle date: il 6 dicembre del 2013, si legge nelle motivazioni della Corte, Consob viene informata dalla Vigilanza di Ignazio Visco che l'Etruria era sull'orlo del commissariamento a meno che non si fondesse con una banca più grande. Per questo, secondo il Tribunale, il Garante della Borsa al tempo guidato da Giuseppe Vegas avrebbe dovuto o cominciare subito le indagini sulla banca aretina o evitare di imporre le multe. Che sono state comminate solo a luglio del 2017, mentre l'ordinamento stabilisce 180 giorni quale termine massimo per avviare l'iter sanzionatorio. Consob sosteneva di essere stata informata solo a maggio 2016 (quindi dopo la risoluzione della banca) dei tre documenti inviati da Bankitalia riguardanti le condizioni di Etruria (la nota rivolta alla banca aretina il 24 luglio 2012, i rilievi formulati il 2 dicembre 2013 e la nota inviata direttamente al presidente del cda dell'istituto il 3 dicembre 2013). Nell'ambito del processo di appello è stato invece dimostrato che la Commissione sapeva «ben prima di tale momento». E, senz'altro il quadro informativo divenne del tutto completo all'inizio del 2014 quando la commissione acquisì i documenti delle ispezioni compiute nei mesi precedenti da Bankitalia, hanno concluso i giudici fiorentini.
Accogliendo l'appello presentato dagli ex sindaci e amministratori della ex popolare aretina (Massimo Tezzon, Paolo Cerini, Gianfranco Neri, Carlo Polci e Andrea Orlandi) contro le multe per complessivi 2,8 milioni. E annullando una parte di esse.
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