Economia

Europa al palo a sei anni dal crac di Lehman

Il 15 settembre 2008 la banca dichiarava fallimento. Gli Usa sono ripartiti grazie alle politiche monetarie della Fed

Europa al palo a sei anni dal crac di Lehman

Il 15 settembre 2008 all'una di notte, Lehman Brothers dichiarva il fallimento. A sei anni di distanza da quel crac da oltre 600 miliardi di dollari che ha dato il «La» alla crisi prima finanziaria, poi economica, gli Stati Uniti sono ripartiti, complici le iniezioni da miliardi di dollari all'economia. L'Europa invece resta ancora al palo.

Richard C. Fuld, detto Dick, è stato l'ultimo presidente e ceo di Lehman, quello che ha passato i giorni immediatamente precedenti la notte del 15 settembre 2008 a trattare la cessione di Lehman, senza successo. E senza riuscire a ottenere il salvataggio pubblico. Fuld era stato il responsabile della posizione netta negativa accumulata da Lehman, ma non è mai stato riconosiuto colpevole di alcun reato. Si favoleggiano per lui guadagni che, negli anni in cui ha lavorato a Wall Street, avrebbero superato i 500 milioni di dollari. Ma chi lo sa. Sta di fatto che con la caduta di Lehman, come birilli sono andate in disgrazia decine di banche in tutto il mondo. E con esse, migliaia di risparmiatori che si sono ritrovati in tasca titoli spazzatura. E sei anni dopo, non è ancora finita.

In Usa, la Fed si appresta a muovere i primi passi verso la exit strategy con la fine del piano di acquisto di asset a ottobre e un'ipotesi di aumento dei tassi di interesse nel 2015. In Europa, la Bce ha invece appena varato nuove misure a sostegno dell'economia e contro la deflazione e potrebbe spingersi oltre lanciando il «quantitave easing» con il quale la Fed ha salvato l'economia americana e - secondo molti osservatori - quella mondiale. All'ex presidente della Federal Reserve ci sono voluti sei anni per ammettere che la crisi dei mutui subprime è stata addirittura peggiore della Grande Depressione. Un ciclone, quello del 2008, che dopo aver travolto la Borsa di Wall Street ha colpito l'economia reale e le cui ferite non si sono ancora del tutto rimarginate.

Il mercato immobiliare, quello al centro della crisi, si sta solo lentamente tirando su. I consumatori, meno indebitati e più formiche, sono tornati però a spendere sostenendo l'economia. Ma è il mercato del lavoro quello con le ferite più profonde: il tasso di disoccupazione resta elevato per la media storica americane e in milioni sono alla ricerca di un'occupazione che non trovano perché ormai da troppo tempo fuori dal mercato e perché le aziende cercano personale sempre più specializzato. Il tasso di disoccupazione resta ovunque l'incubo ereditato dal fallimento della banca d'affari americana.

Senza lavoro a due cifre è un livello mai toccato negli Stati Uniti neanche durante il picco della crisi.

 

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