RomaL'iniezione di flessibilità per l'Expo, la cura choc che dovrebbe fare decollare l'evento milanese del 2015 e dare una mano all'economia di tutto il Paese, sarà affidata a un lungo confronto tra Cgil, Cisl, Uil e associazioni datoriali. In sostanza - salvo un radicale mutamento del dna sindacale durante l'estate - non se ne farà nulla. Se uscirà qualcosa dal confronto sarà una ricetta molto diversa e depotenziata rispetto a quella pensata in questi giorni da Maurizio Sacconi (Pdl) e che sembrava essere stata adottata anche dal ministro del Lavoro in carica, Enrico Giovannini.
Ieri c'è stato l'atteso incontro governo-sindacati e associazioni di impresa sul tema, e il risultato è stato quello di individuare un percorso. Entro il 15 settembre le parti dovranno arrivare ad un «avviso comune». Se sindacati e imprese non dovessero trovare un accordo, ha assicurato il ministro, «governo e Parlamento faranno quello che sarà necessario». Quindi l'esecutivo interverrà con una legge. La ricetta sembra quella che il Pdl si augurava, ma la sostanza e i tempi sono diversi, tanto che lo stesso Sacconi ha parlato di «fuga dalle responsabilità» e, assicurando comunque il sostegno al governo, ha accusato l'esecutivo guidato da Enrico Letta di essere «incapace di prendere decisioni coraggiose. La constatazione amara è che, nonostante la profonda emergenza occupazionale, si preferisca non decidere. Pesano i veti ideologici del Novecento».
I tempi lunghi favoriscono chi nel sindacato, in particolare la Cgil, non ha intenzione di concedere nulla. «Non stiamo parlando di deregolamentazione», ha tenuto a precisare il segretario generale Sussanna Camusso all'uscita dall'incontro. Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, si è detto certo che si arriverà a un'intesa e ha proposto la formula «flessiblità con aumento salari». Che la sinistra ha semnpre rifiutato. Da escludere l'estensione delle misure una tantum a tutto il territorio nazionale, come vorrebbero gli industriali. Le deroghe su contratti a termine, apprendistato e altre tutele, per i sindacati dovranno valere solo a Milano. E per questo la trattativa la faranno le federazioni locali.
Se, a metà settembre, le parti non avranno raggiunto nemmeno un accordo minimo, toccherà all'esecutivo introdurre la flessibilità per legge. Ma anche questa è utopia. «Il governo in Parlamento, si sa, non troverà l'unità per fare le cose», ha osservato Bonanni. È infatti escluso che il Pd trovi la forza di fare scelte contro la Cgil.
Intanto l'occupazione resta un'emergenza per il Paese.
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