Economia

Fed, Powell resta ma commissariato

Avrà accanto la vicepresidente Brainard. E sui tassi si preannuncia una battaglia

Fed, Powell resta ma commissariato

«Biden ha risparmiato il tacchino per il Giorno del Ringraziamento». Battuta folgorante, circolata ieri nella comunità finanziaria non appena la Casa Bianca ha annunciato la riconferma, per altri quattro anni, di Jerome Powell alla guida della Federal Reserve. Scelta non del tutto scontata. La corsa in solitaria di Jay verso il traguardo di Eccles Building si era infatti complicata nelle ultime due settimane, con il lievitare delle chance di Lael Brainard, la governatrice nominata da Barack Obama nel 2014. Donna, esperta di macroeconomia, amazzone con lo spadone sguainato contro il laissez faire di Wall Street e democratica dell'ala progressista, Brainard sembrava avere tutte le carte in regola per avere la meglio al fotofinish sul rivale e diventare la seconda donna, dopo Janet Yellen, a custodire le chiavi del tempio monetario statunitense.

È invece andata diversamente, con una decisione che assegna a Brainard la vicepresidenza, finora occupata da Richard Clarida, e pare rispondere all'esigenza di mantenere la banca centrale nel solco della continuità in un momento delicato per l'America. E, di conseguenza, per lo stesso Biden, in caduta di consensi. Insomma: meglio evitare scossoni dalle conseguenze imprevedibili. È questo aspetto, alla fine, ad aver convinto il successore di Trump a non far saltare la sedia di Jay. Anche se il comunicato della Casa Bianca mette sostanzialmente su un piano di parità i due banchieri quando sottolinea la «decisiva azione che la Federal Reserve ha intrapreso sotto la presidenza di Powell e del dottor Brainard per aiutarci a superare la peggiore recessione della storia americana moderna e metterci sulla strada della ripresa. Renderanno la nostra economia più forte che mai».

Powell resta, ma nella peggiore delle ipotesi subisce una sorta di commissariamento; nella migliore, dovrà vedersela con una colomba che potrebbe mal sopportare un restringimento della politica monetaria nel caso l'inflazione, ora al 6,2%, non abbassasse la testa nei prossimi mesi.

L'indirizzo che la Fed potrebbe prendere nei prossimi mesi sarà più chiaro una volta ricoperte, all'inizio di dicembre, le tre posizioni vacanti nel consiglio dell'istituto di Washington, ma è del tutto evidente come Powell appaia più orientato, rispetto alla Brainard, a contrastare gli effetti del carovita. Al netto dei temporanei record segnati da S&P e Nasdaq legati alla scelta nel segno della continuità, ieri i mercati hanno anticipato le attese per un primo rialzo dei tassi da luglio a giugno 2022, i rendimenti dei treasury sono saliti, così come il dollaro. La data della possibile stretta non è casuale, coincide con la fine del piano di acquisti contro la pandemia da 120 miliardi al mese. A quel punto, la Fed avrà le mani più libere, ma mancheranno 5 mesi alle elezioni di metà mandato. Jay dovrà quindi muoversi coi piedi di piombo.

In caso contrario, rischierà una brutale metamorfosi: da tacchino graziato a capro espiatorio.

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