La Federal Reserve suona la ritirata dagli aiuti anti-Covid da 120 miliardi di dollari, ma non cambia rotta sui tassi: la stretta non arriverà prima del 2023. Dopo settimane di attesa, la due giorni di riunione del Fomc (il braccio operativo in materia di politica monetaria) ha dunque ufficialmente tolto le briglie al tapering. Inizierà «alla fine del mese» con un taglio mensile degli acquisti pari a 15 miliardi, di cui dieci relativi ai bond e cinque legati ai titoli garantiti da ipoteca, per concludersi intorno a luglio dell'anno prossima.
Una misura, largamente messa in conto dai mercati (Wall Street positiva dello 0,8% a un'ora dalla chiusura) e giunta ora a maturazione grazie ai «sostanziali ulteriori progressi che l'economia ha compiuto». Il presidente Jerome Powell ha però subito messo le mani avanti: la mossa «non implica segnali sul rialzo dei tassi», un tema neppure oggetto di discussione fra i governatori.
L'approccio è da colomba, ma va considerata la possibile rimodulazione che potrebbe subire il decalage. «Non vogliamo sorprendere i mercati, dopo dicembre siamo pronti ad accelerare o rallentare» il ritmo nell'acquisto di asset, ha sottolineato Powell. La Fed si tiene insomma le mani libere ed esclude di avere un «piano di volo» prestabilito, se non per quanto riguarda le tempistiche sul rialzo del costo del denaro. Sul rialzo dei tassi «possiamo essere pazienti, dipende dall'andamento dell'economia», ha affermato il numero uno della banca centrale Usa. Un timing non allineato con le aspettative (e i timori) dei mercati che prezzavano un atteggiamento più aggressivo da parte di Eccles Building (due strette già quest'anno) alla luce dell'ascesa dell'inflazione. Sul surriscaldamento dei prezzi la banca centrale ha modificato il tiro: gli aumenti dei prezzi sono un fenomeno «che dovrebbe essere transitorio» poiché causato «dagli squilibri fra domanda e offerta legati alla pandemia». È la prima volta che l'istituto di Washington accosta un condizionale al termine «transitorio». Che «per noi - ha spiegato Powell - significa qualcosa che non lascerà alle spalle un'inflazione permanente o molto persistentemente più alta».
Per pianificare un inasprimento dei tassi serve quindi altro. «Manca ancora terreno - ha detto Powell - per raggiungere la massima occupazione sia in termini di posti di lavoro che di partecipazione, obiettivo che potrebbe essere raggiunto entro la metà del 2022». La Fed teme insomma che un irrigidimento delle condizioni finanziarie possa azzoppare un'economia dove i segnali di rallentamento non mancano.
Christine Lagarde è sulla stessa
linea: «Una stretta non è desiderabile - ha detto ieri la leader della Bce - ora che il potere d'acquisto è già compresso dai rincari energetici e dei carburanti, e rappresenterebbe un freno non necessario alla ripresa».
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