Due miliardi per i prossimi cinque anni che si aggiungono agli 1,4 miliardi di euro del quinquennio precedente: Ferrari continua a investire sull'innovazione tecnologica, con la precisazione, da parte del presidente Luca di Montezemolo, che queste risorse sono al netto della Formula 1. A Francoforte per presentare la novità 2013 del Cavallino rampante, la Ferrari 458 Speciale, variante più «cattiva» di sempre della supercar del Cavallino rampante (motore di 4.5 litri a 8 cilindri e 605 cavalli di potenza; scatto da 0 a 100 chilometri orari in 3 secondi netti), Montezemolo ha ribadito che sia quest'anno sia il prossimo la produzione a Maranello non supererà le 7mila unità.
«È perché non vogliamo perdere l'esclusività del marchio - ha spiegato il presidente -: Ferrari deve rimanere un sogno». «Su questa strategia - ha quindi precisato - è d'accordo anche l'azionista di maggioranza, la Fiat con il suo amministratore delegato Sergio Marchionne, al quale devo dare atto di avere interpretato bene la nostra strategia. Gli Stati Uniti rimangono il nostro primo mercato - ha affermato ancora Montezemolo - in Cina c'è un rallentamento, stiamo continuando ad avere grande successo negli Emirati arabi, dove spero in futuro di poter presentare un nuovo modello, e a Hong Kong, presto, festeggiamo i 30 anni di presenza».
Le note positive snocciolate da Montezemolo proseguono con una stima: «Abbiamo la volontà di aumentare l'utile; per questo punteremo molto sul marchio, dal quale prevediamo profitti a fine anno da 50 milioni di euro. Oggi nel mondo si vendono, ogni minuto, 95 prodotti con il marchio Ferrari nei 60 negozi sparsi nei vari Paesi e grazie all'e-commerce. È una cifra che ci avvicina ai marchi della moda».
Le note dolenti, sulle quali Montezemolo si è soffermato, riguardano la situazione economica italiana e il mercato delle auto di lusso che per Ferrari, lo scorso anno, ha rappresentato solo 318 consegne (-46%) rispetto al 2011. E se negli anni '90 l'Italia ha rappresentato, per il Cavallino rampante, anche il terzo mercato mondiale alle spalle di Stati Uniti e Germania, alla fine del primo semestre 2013, con 116 esemplari venduti, cioè il 50% in meno del 2012, il nostro Paese si è nuovamente confermato nelle retrovie. Le ragioni del crollo delle vendite vanno ricercate nell'accanimento del fisco nei confronti dei possessori di veicoli ultra top e nel superbollo, espediente che invece di portare risorse allo Stato ha finito per affossare un settore e avere pesanti ripercussioni sull'occupazione (indotto, concessionari, officine).
«La politica italiana soffre di un grave masochismo - ha commentato il presidente di Ferrari -: ci fa piacere farci del male. Non vedo ancora mettere mano ad alcun provvedimento e, nel frattempo, potremo arrivare a un calo del 50% di vendite di Ferrari in Italia, con conseguenze sull'indotto e sui ricambisti».
Assente Marchionne, in casa Fiat hanno fatto gli onori Alfredo Altavilla («se va bene il mercato italiano chiuderà quest'anno a 1,3 milioni; puntiamo su Panda e 500, famiglie di modelli che si allargheranno) e Olivier François («negli Usa la Fiat va a meraviglia, e in California la 500 elettrica ha raccolto 4mila ordini»).
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