La Fiat entra ancora nel mirino degli analisti. E la stoccata inferta ieri da Ubs (giù rating e prezzo obiettivo) è costata al Lingotto il 5% in Borsa. Il titolo è così scivolato a 3,3 euro. Male anche la controllante Exor (-3,82%), legata a doppio filo alla bocciatura da parte della banca svizzera. Si salva Fiat Industrial (+2,31%) dopo il rilancio dell'offerta, con tanto di maxi-cedola, per la fusione con Cnh.
Alle note negative di Ubs si aggiungono le perplessità sull'idea di Sergio Marchionne di fare dell'Italia l'hub dell'export di vetture negli Usa. Gli analisti considerano inevitabile la chiusura di un impianto in Italia.
Ubs ha difatto affossato le azioni torinesi dopo aver espresso una serie di preoccupazioni a proposito della disputa di Fiat con il fondo sanitario Veba che valuta la quota di Chrysler, ancora in suo possesso (41,5%), oltre il doppio rispetto alle stime torinesi: 10,4 contro 4,4 miliardi di dollari. Secondo la banca svizzera, il Lingotto «dovrebbe lanciare un aumento di capitale» per finanziare l'incremento della sua quota in Chrysler. Ubs, in proposito, evidenzia come il fondo abbia un asso nella manica: la possibilità di chiedere la quotazione di Chrysler nel 2013, avvicinando il valore che potrà pretendere da Fiat a quello considerato equo di Chrysler, stimato in 9 miliardi dagli analisti (3,7 miliardi di dollari per il 41,5% di Veba, pari a 2,9 miliardi di euro).
In tal caso, le divergenze sulla formula con cui calcolare il valore della quota in mano al fondo verrebbero superate, e Veba potrebbe pretendere da Fiat un prezzo maggiore di quello attualmente offerto dagli italiani.
Da qui, a parere il Ubs, lo scenario che potrebbe suggerire a Fiat il lancio di un aumento di capitale tra 1,6 e 2,9 miliardi per finanziare l'acquisto di una quota tra il 24,9% e il 41,5% del gruppo Chrysler, così da accelerare l'integrazione tra i due gruppi ed evitare una Ipo che, sempre per Ubs, finirebbe per avere effetti negativi sulla valutazione di Fiat in Borsa a causa dell'appesantimento derivato da una doppia quotazione.
Le critiche sulla nuova strategia industriale annunciata da Marchionne si basano sul rischio di sovraccapacità (500mila veicoli), tema caro a Marchionne, anche se la domanda di auto dovesse risalire, in Europa, a quota 14 milioni. Ubs, comunque, ha declassato Fiat a «neutral» e abbassato il prezzo obiettivo a 3,5 da 5,7 euro.
Nuova cassa integrazione, infine, negli stabilimenti Fiat a cavallo tra Natale e l'11 gennaio: 14 giorni a Melfi, 12 a Pomigliano, 10 a Cassino e 17 a Mirafiori.
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