Economia

Fiat, sale l'incubo Cina: Jeep è al palo

Fiat e Bric, ovvero i mercati emergenti: Brasile, Russia, India e Cina, ai quali va aggiunto il Sudafrica (Brics). Fatto salvo il Brasile, dove il Lingotto ha una lunga tradizione e anche in agosto ha mantenuto la leadership delle vendite, con un buon margine su Volkswagen, la Cina (ma anche l'India) sembra essere stregata per Sergio Marchionne. Basti questa considerazione: ieri la stessa Volkswagen ha detto che potenzierà l'alleanza con la locale Faw, forse anche salendo dal 40% al 50% nella joint venture.
Torino, invece, è da gennaio che ha programmato con Gac (ora considerato il partner ideale, dopo gli smacchi del passato), di produrre modelli Jeep sotto la Muraglia. Ebbene, nove mesi dopo, le parti stanno ancora discutendo sulla logistica.
Due le ipotesi: sfruttare lo stabilimento frutto della joint-venture Gac-Fiat a Changsha, che già produce la berlina Viaggio; costruirne uno nuovo con un investimento di 580 milioni di euro. La logica indicherebbe la prima via, visto che i numeri della Viaggio sono bassi (20mila unità rispetto a una capacità di 140mila veicoli che è possibile portare fino a 300mila l'anno). Questa berlina, poi, trae origine dalla piattaforma sulla quale, negli Usa, si producono il nuovo Jeep Cherokee e l'altra berlina Dodge Dart con il «cuore» Alfa Romeo. Ripartire dal prato verde significherebbe tempi ancora più lunghi. Le parti stanno negoziando e Marchionne è consapevole che il Lingotto non può più fare passi falsi. Da notare che nel primo semestre 2013, il modello di una casa europea a occupare la posizione in classifica più bassa (96° posto) è la Ford Mondeo (26.715 unità vendute, fonte focus2move), un altro dato oggettivo che costringe Marchionne ad accelerare. Veniamo all'India: Tata Motors, partner del Lingotto, non sta attraversabndo un buon momento sul mercato domestico ed è quinto nelle vendite, preceduto da Maruti, Hyundai e Toyota. Per trovare Fiat bisogna scendere alla posizione numero 16 (1.003 unità). E poi c'è la Russia, altro Paese dove Fiat vuole tornare protagonista.
In proposito, battendo sul tempo Psa, Torino ha raggiunto un accordo preliminare con Renault e MosavtoZil (controllata al 100% da Zil) per l'assemblaggio di furgoni nella fabbrica di Mosca che, un tempo, sfornava il parco macchine dell'ex nomenklatura. Entro ottobre, secondo fonti vicine al Lingotto, le parti dovrebbero mettere nero su bianco l'intesa e stabilire un programma strategico. Continuamo, infine, i rumor sul possibile trasferimento della produzione della Fiat 500 «americana» in Polonia, nell'impianto di Tychy condiviso con Ford.

È vero che negli Usa la 500 «corre», ma la quota di output a Toluca, in Messico, resta molto sotto il previsto (100mila unità l'anno).

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