Trimestrale con luci e ombre per il gruppo Fiat-Chrysler. Alla debolezza del mercato dell'auto europeo, nonostante la riduzione delle perdite (scese di 163 milioni da gennaio), è da sommare il rallentamente del Sudamerica, punto di forza ma anche salvagente del Lingotto. In quest'area Torino ha mantenuto la leadership delle vendite di auto, ma ha risentito del calo delle immatricolazioni generali e degli effetti negativi dei cambi di conversione.
L'utile della gestione ordinaria in Sudamerica si è così dimezzato rispetto al 2012, attestandosi a 165 milioni di euro. In Brasile sul -22% delle vendite di auto, si è sentito l'impatto degli incentivi fiscali che avevano caratterizzato il trimestre 2012.
In più, Sergio Marchionne ha fatto sapere di dover abbassre gli obiettivi 2013 del gruppo, mantendoli però entro la forbice prevista: ricavi per circa 88 miliardi; gestione ordinaria tra 3,5 e 3,8 miliardi; utile netto tra 0,9 e 1,2 miliardi; indebitamento netto industriale tra 7 e 7,5 miliardi Chrysler (confermato invece il target 2013 per Chrysler: ricavi per 72-75 miliardi di dollari e un utile netto tra 1,7 e 2,2 miliardi di dollari; 2,6 milioni le consegne di veicoli nel mondo). E sempre Marchionne ha dato appuntamento alla comunità finanziaria a dopo la prima trimestrale 2014 per l'aggiornamento del piano quinquennale. Solo allora si conosceranno con certezza quali nuovi modellli («spenderò solo nel premium», ha anticipato l'ad) il gruppo presenterà sul mercato e in particolare quelli targati Alfa Romeo.
A dare un contributo importante ai conti ci hanno pensato il Nordamerica, con il gruppo Chrysler, e i marchi di lusso Ferrari e Maserati (che ha più che raddoppiato i propri ricavi a 444 milioni). Per Chrysler le vendite, a livello globale, hanno raggiunto quota 603mila unità (+8%), trainate principalmente da un incremento del 16% delle consegne al dettaglio negli Stati Uniti. Il risultato avrebbe potuto essere superiore se il gruppo avesse rispettato i tempi di produzione del nuovo Jeep Cherokee, in vendita solo da ora.
Il gruppo di Detroit ha comunque visto crescere i profitti netti del 22%, a 464 milioni di dollari, anche se l'indebitamento netto si è portato a 888 milioni di dollari al 30 settembre, in aumento rispetto ai 656 milioni al 30 giugno scorso e ai 693 milioni di fine settembre 2012.
Nel complesso, il terzo trimestre di Fiat-Chrysler si è chiuso con un fatturato di 20,7 miliardi (996mila i veicoli dei marchi generalisti consegnati nel mondo, e 3,168 milioni quelli da gennaio a settembre) in crescita dell'1,4%, un utile della gestione ordinaria di 816 milioni (-85 milioni), l'utile netto in aumento da 171 a 189 milioni; in flessione di 824 milioni ma sempre elevata la liquidità a disposizione cioè 20,139 miliardi, mentre sale a 8,307 miliardi, da 6,711 del 30 giugno scorso, l'indebitamento netto industriale.
La revisione al ribasso degli obiettivi non è piaciuta al mercato, che ha punito il titolo Fiat con un -2,23% e, a ruota, quello della holding di casa Agnelli, Exor (-2,57%).
Marchionne, nella conference call con gli analisti, si è rammaricato di non essere riuscito a a generare più cash con Chrysler, promettendo però «un quarto trimestre con una generazione di liquidità strabiliante». Sul contenzioso con il fondo sanitario Veba che impedisce a Fiat di avviare la fusione con Chrysler, l'ad ha auspicato «che tutto il lavoro per l'Ipo venga realizzato entro la fine di quest'anno», in pratica che un accordo con Veba possa arrivare - come anticipato dal Giornale - tra Natale e l'Epifania. Per acquisire il 41,5% di Chrysler ancora in mano al fondo Usa, Marchionne ha ribadito di non intendere dismettere asset (Ferrari, Alfa Romeo e Magneti Marelli sono i gioielli del gruppo spesso al centro di rumors).
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