Passa dai trasporti la fase due della ristrutturazione in casa Finmeccanica. Un lungo percorso, iniziato con la vendita di Ansaldo Energia all'Fondo strategico della Cassa depositi e prestiti, che ora avrà come protagoniste le altre due Ansaldo: Sts e Breda.
Lo ha confermato ieri, in audizione alla Commissione Attività produttive, l'amministratore delegato di Finmeccanica, Alessandro Pansa, dando una direzione certa al piano strategico che dovrebbe permettere al gruppo, ormai focalizzato su aeronautica, spazio e sistemi di difesa, di rimettere in ordine i conti, chiusi a fine 2012 in profondo rosso.
«Il nostro obiettivo - ha sottolineato l'ad - non è quello di spezzettare il gruppo, ma quello di concentrarlo in quelli che oggi sono i suoi 14-15 miliardi di ricavi, trovando un adeguato collocamento per quelle attività che non riteniamo possano avere un futuro sostenibile». Questo, ha spiegato, «comporta la necessità di una migliore collocazione per le due società del ramo trasporti».
Illustrando le tre direttrici del piano strategico di Finmeccanica (investire in tecnologie innovative, sviluppare il proprio patrimonio tecnologico, assicurare una maggiore presenza di occupazione qualificata), Pansa ha spiegato come, oggi, nel settore dei trasporti «non ci sia più un gap tra il mondo occidentale e i Paesi emergenti» e che i «principali concorrenti, da Siemens ad Alstom, hanno disponibilità finanziarie impensabili per noi».
Nessun riferimento, a quella General Electric che al momento è data come favorita alla corte di Sts. Per gli analisti di Equita un eventuale acquisto potrebbe essere fissato tra 9 e 10 euro per azione, contro l'attuale quotazione a 8,475 euro.
Per quanto riguarda Ansaldo Breda, «o si individua una collocazione più ampia - ha ribadito - o questa azienda non è sostenibile dal punto di vista economico e finanziario». In Commissione è mancata la replica dei deputati, rinviata una seconda fase dell'audizione, ma le polemiche non si sono fatte attendere con i sindacati pronti a chiedere ancora l'intervento della Cdp e non la vendita a player stranieri.
Il piano che resta sul tavolo dividerebbe Breda in una good company, in cui trasferire i contratti in essere e gli stabilimenti di Napoli e Pistoia, e una bad company con le restanti attività, inclusi gli stabilimenti di Reggio Calabria e Palermo. D'altra parte, «Ansaldo Breda è ancora in difficoltà profonde e la separazione sembra l'unica soluzione», osservano da Banca Akros secondo cui «i nuovi contratti con le ferrovie italiane possono sostenere nel breve/medio termine la good company».
«Nonostante i continui problemi e un rischio ancora elevato di esecuzione - spiega invece Banca Imi - crediamo che la cessione delle attività civili andrà avanti se la volontà del gruppo e del suo azionista è quella di evitare un potenziale aumento di capitale». Sulla scia delle parole di Pansa ieri il titolo Finmeccanica ha chiuso in rialzo di oltre il 3 per cento.
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