Tutti i misteri sull’intervista alla Bbc di Lady Diana: cosa sappiamo

Un libro di prossima pubblicazione promette di svelare retroscena inediti sull’intervista concessa da Lady Diana a Panorama nel 1995

Tutti i misteri sull’intervista alla Bbc di Lady Diana: cosa sappiamo

Credevamo di sapere tutto sulla storica intervista rilasciata dalla principessa Diana alla Bbc, nel novembre 1995: gli inganni del giornalista Martin Bashir per convincerla a raccontare il fallimento del matrimonio con Carlo, le rivelazioni relative ai disturbi alimentari, i tradimenti. Invece sarebbero ancora molte le cose che ci sfuggono. Gli ultimi misteri di un evento che ha cambiato per sempre il volto della royal family. Rivelazioni clamorose, almeno secondo il giornalista della Bbc Andy Webb, il quale ha promesso di raccontarle in un nuovo libro che uscirà proprio a trent’anni esatti dalla scandalosa intervista.

Inganno e manipolazione

Il 20 novembre 1995 circa 23 milioni di persone, ricorda il Guardian, videro il programma Panorama, della Bbc e ascoltarono la voce pacata di Lady Diana rivelare, in 54 minuti, i particolari degli anni infelici trascorsi con l’allora principe Carlo. È entrata nella storia della Corona britannica la frase: “Eravamo in tre in questo matrimonio, era un po’ affollato”. In poche parole, infatti, la principessa non solo svelò i drammi che avevano caratterizzato il suo matrimonio, ma orientò anche l’attenzione del mondo intero e l’odio di buona parte degli inglesi su Camilla, oggi Regina consorte.

Fu un’intervista sincera, ma sarebbe stata ottenuta con l’inganno. Diana probabilmente si vendicò del marito, ma fu anche molto schietta e diretta. Le sue affermazioni, però, non sarebbero nate dal desiderio spontaneo di raccontarsi, bensì indotte dall’intervistatore Martin Bashir, che avrebbe fatto leva sulla frustrazione e sulle paure della principessa.

Per far luce sulla questione, che i giornali iniziarono ad approfondire nel 2020, venne aperta un’inchiesta condotta da Lord Dyson, ex giudice della Corte Suprema. Le indagini durarono sei mesi e si conclusero il 20 maggio 2021. I risultati fecero scoppiare uno scandalo: Martin Bashir avrebbe fatto credere a Lady D che alcuni collaboratori di Palazzo erano stati pagati dai servizi segreti britannici per spiarla. Per rendere la bugia più credibile il giornalista avrebbe anche riprodotto delle false ricevute di pagamento con l’aiuto di alcuni grafici della Bbc.

Non basta: Diana sarebbe stata manipolata affinché si convincesse che tra Carlo e la tata dei loro figli, ovvero Tiggy Legge-Bourke, vi sarebbe stata una liaison e che la donna sarebbe rimasta incinta. Anche in questo caso, per dare uno spessore alla falsità, il giornalista avrebbe consegnato alla principessa un’altra falsa ricevuta che doveva attestare l’aborto terapeutico effettuato da Tiggy.

La “carta” del razzismo

Martin Bashir ammise una parte delle sue colpe e nell’aprile 2021 rassegnò le dimissioni (anche se ufficialmente lasciò il lavoro per motivi di salute). Non rinunciò, comunque, a giustificarsi, come rivela l’Independent: in una mail inviata il 20 luglio 2020 al direttore di Bbc History, Robert Seatter, il giornalista sostenne che le ricevute false non fossero direttamente legate al consenso di Diana all’intervista e che il programma si sarebbe svolto come voleva la principessa, seguendo le sue indicazioni.

In altre mail Bashir, di origine pakistana, giocò la carta del razzismo, affermando di essere stato vittima di “gelosia professionale”, poiché alla Bbc non tutti avrebbero accettato che un “immigrato di seconda generazione, non bianco, proveniente dalla classe operaria avesse l’ardire di entrare in un Palazzo reale e condurre un’intervista”. In realtà questo è un altro discorso che non deve distogliere l’attenzione dalla questione principale, ovvero l’intervista, che secondo Lord Dyson sarebbe stata il frutto di “un comportamento ingannevole”, al di là delle origini e del ceto.

Dopo la fine dell’inchiesta William e Harry si scagliarono pubblicamente contro chi aveva raggirato la loro madre. L’erede al trono disse in maniera molto diretta: “La BBC…ha alimentato la paranoia di mia madre. L’intervista è stata un fattore importante che ha contribuito a peggiorare la relazione tra i miei genitori…”. Harry ribadì: “L’effetto a catena di una cultura mediatica di sfruttamento e pratiche non etiche alla fine le hanno tolto la vita…”. La Bbc offrì alla royal family 1,75 milioni di euro di risarcimento.

“Dianarama”

Ad aprire il “vaso di Pandora”, gettando una nuova luce su quel 20 novembre 1995, fu il giornalista della Bbc Andy Webb, che nel 2020 realizzò il documentario “Diana. The Truth Behind The interview”. Il suo interesse nei confronti dell’accaduto, però, non si esaurì qui. Infatti Webb intraprese una battaglia legale per costringere la Bbc a pubblicare tutti i documenti inerenti all’intervista del 1995. Nel dicembre 2023, tramite la normativa relativa al Freedom of Information Act (FOI, che consente l’accesso ai documenti conservati dalle pubbliche amministrazioni), il giudice stabilì la divulgazione di circa tremila email relative al caso (tra cui quella in cui Bashir parla di discriminazione nei suoi confronti), ovvero circa diecimila pagine di “materiale mai visto prima”, ha dichiarato il documentarista. I messaggi coprirebbero l’arco di tempo che va dall’ottobre al novembre 2020 e, secondo Webb, potrebbero contribuire a ristabilire la completa verità su quel giorno che cambiò le vite di molte persone, prima fra tutte quella di Lady Diana.

Alcuni di questi documenti faranno parte di un nuovo libro scritto da Andy Webb, “Dianarama. Deception, Entrapment, Cover-up. The Betrayal of Princess Diana”. Nell’opera, che verrà pubblicata da Penguin Books proprio il 20 novembre 2025, a trent’anni esatti dalla celebre intervista, l’autore promette di svelare aneddoti, segreti e retroscena esclusivi sul dialogo tra la principessa e Bashir: “Questa è una storia su cui ho investigato per trent’anni”, ha dichiarato Webb a The Times. “Il documentario televisivo che realizzai nel 2020 portò lo scandalo all’attenzione del pubblico e contribuì a rispondere a molte delle domande a cui la famiglia di Diana non era riuscita a trovare risposta”. L’autore è certo dell’importanza storica dell’intervista: “Ciò che davvero accadde a Diana è qualcosa che gli storici esamineranno minuziosamente per i secoli a venire. Le mie scoperte sono una prima, vera bozza della storia”.

Michael Joseph, editore della Penguin Books, citato dal Guardian e da The Times, ha definito “Dianarama” “la vera storia di uno dei più grandi scandali nella vita pubblica e nella storia radiotelevisiva, che rivela un insabbiamento di sconcertanti proporzioni attorno al quale ruotano ancora oggi degli interrogativi”. Una portavoce della casa editrice ha aggiunto: “È raro imbattersi in un libro che presenta una revisione radicale di un grande evento storico, figuriamoci di un’opera scritta dalla persona che, con tenace perseveranza, ha portato alla luce quella storia”.

“Mi ha ingannato”

Il libro sarebbe stato redatto con il supporto del conte Charles Spencer, il fratello di Diana. A quanto sembra Martin Bashir si sarebbe servito di lui per ottenere l’intervista, presentandogli le false ricevute in modo da convincerlo a organizzare un incontro con Lady Diana. Il giornalista ha dichiarato di aver conosciuto la principessa e di esserne diventato amico prima di mostrarle i documenti contraffatti. Ciò avvalorerebbe, in parte, anche la versione di Bashir secondo cui non sarebbero state le ricevute a convincere Lady D a rilasciare l’intervista. Il conte Spencer, però, sostiene esattamente il contrario. Durante l’inchiesta condotta da Dyson, come riporta il Guardian, precisò che il primo incontro tra il giornalista e sua sorella sarebbe avvenuto solo il 19 settembre 1995.

“Con grande astuzia venne da me", disse il conte, "mettendomi di fronte alla mia più grande paura, il cattivo comportamento della stampa, il che naturalmente è ironico, ma questo è ciò che mi ha detto. Dopo avermi incastrato, mostrandomi una ricevuta bancaria che sembrava dimostrare ciò che stava dicendo, giocò l’asso nella manica”. Tra l’altro il caso volle che Spencer e Bashir si videro per la prima volta in un giorno che di lì a poco sarebbe diventato tristemente famoso, come ha ricordato il fratello della principessa a Bbc Panorama: “L’ironia è che incontrai Martin Bashir il 31 agosto 1995, proprio due anni più tardi [Diana] morì…”.

Diana si pentì di aver rilasciato l’intervista?

Chissà se “Dianarama” risponderà a uno dei quesiti che gli esperti reali si pongono da decenni, cioè se Lady Diana si sia mai pentita di aver concesso quell’intervista. Durante l’inchiesta, come ha spigato la Bbc, venne fuori una nota scritta a mano, su carta intestata a Kensington Palace, in cui la principessa dichiarò: “Martin Bashir non mi ha mostrato alcun documento, né mi ha dato informazioni di cui non fossi già al corrente in precedenza. Ho acconsentito all’intervista su Panorama senza [aver subìto] alcuna pressione indebita e non ho rimpianti per quel che concerne la questione”.

Questo messaggio, redatto dopo la messa in onda di Panorama, non scagiona automaticamente il giornalista, né infrange definitivamente i legami causa-effetto tra la presentazione delle false ricevute a Diana e il suo consenso all’intervista: l’inchiesta, infatti, concluse che Bashir aveva falsificato le ricevute dei pagamenti. Lui stesso ammise che tale atto era stata “una cosa stupida da fare”, come ha riportato ancora la Bbc.

Inoltre il giornalista avrebbe comunque mostrato il materiale a Diana. Non possiamo sapere se e quale effetto abbia avuto su di lei e, soprattutto, se ciò di cui la principessa credeva di “essere al corrente in precedenza” fossero fatti o solo timori, sospetti. Oppure ancora semplici menzogne, come quella riguardante la relazione tra Carlo III e Tiggy Legge-Bourke e la gravidanza di quest’ultima. Anche la faccenda relativa a un eventuale pentimento dovrebbe essere analizzata in maniera più approfondita.

Per scrivere il suo libro “The Palace Papers. Inside The House of Windsor, the Truth and the Turmoil” (2022), la biografa reale Tina Brown ha incontrato l’imprenditore Gulu Lalvani, che conobbe Diana poco prima della sua morte. “Lalvani mi ha confidato che Diana gli riferì di non avere rimpianti per quel che riguardava l’intervista e chiarì di aver detto ciò che voleva dire di fronte alla telecamera…”, ha scritto la Brown, citata da Variety. “Non aveva nulla di cui lamentarsi con Martin Bashir. Capì che lui serviva al suo scopo”, ovvero raccontare al mondo la verità dietro l’apparente favola del suo matrimonio e presentarsi come la donna tradita.

Anche il giornalista Piers Morgan, su X, sostiene di aver chiesto a Lady D se avesse dei rimpianti riguardo all’intervista. La domanda arrivò “durante un pranzo, sei mesi dopo la messa in onda” del programma. Diana rispose: “Non ho rimpianti. Volevo farlo…”.

Può darsi, ma se la principessa Diana fosse stata informata delle ricevute false, se avesse avuto la mente abbastanza libera dai timori che la assillavano, così da riuscire a separare i fatti dalle opinioni, la verità dalle bugie e comprendere di essere stata vittima di un "inganno", avrebbe accettato lo stesso di fare quell’intervista?

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica