Economia

Il Fisco ora getta la maschera: una "mazzata" ogni 30 giorni

Il direttore dell’Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, è chiaro: "Serve una semplificazione del Fisco". Ma di ridurre le tasse nemmeno a parlarne

Il Fisco ora getta la maschera: una "mazzata" ogni 30 giorni

Una batosta pronta a piombare sui soliti tartassati: le partite Iva. "Bisogna semplificare", annuncia in un’intervista a Repubblica Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle entrate. Ma il messaggio sottotraccia è chiaro: più tasse e più controlli. Si tratta di un momento difficile per le casse dello Stato. Così il governo serra i ranghi e, compatto, parla di riforma del sistema tributario. Il fisco potrebbe dire addio al sistema di acconti e saldi annuali che caratterizzano i mesi delle dichiarazioni dei redditi. E così anche gli autonomi potrebbero pagare le tasse "mese per mese" con un "sistema di prelievi mensili". Magari con l’addebito diretto sul conto corrente.

Il tutto è ovviamente stato venduto come una semplificazione. Ma non lo è. Oggi i contribuenti fanno i conti e versano le imposte dovute in 2 tranche l’anno. Con le novità fiscali, invece, si dovranno calcolare e versare le imposte ogni mese. E quindi ci saranno 12 adempimenti contro i 2 attuali. Senza dimenticare che il totale delle imposte da pagare sarà uguale a oggi. Senza sconti, quindi.

Serve un nuovo sistema fiscale "post bellico", fa sapere Ruffini. "Il nostro non è un sistema fiscale. È una giungla impossibile da comprendere per chiunque, del tutto incontrollabile. E questo perché nel corso degli anni le leggi Finanziarie l’hanno letteralmente terremotato, creando frammentazioni assurde. Adesso c’è da rifare l’edificio ed è, ripeto, un’occasione da non perdere. Il coronavirus ci offre la possibilità di fare la grande riforma del fisco, come nel giugno 1969: quando sono nato io".

Da dove si comincia? La parola d’ordine è rendere la vita più facile ai contribuenti. Un modo elegante per dire che, per ora, ridurre le tasse è impossibile. Così l’esecutivo punta tutto sul "fisco amico". "La dichiarazione precompilata ha fatto passi avanti. E nel 2021 avremo anche la precompilazione della dichiarazione Iva. Un passo ancora successivo potrà essere quello della dichiarazione dei redditi dei titolari di quelle partite Iva. Sono tappe di un percorso. Se mi volto indietro e guardo a com’era il fisco appena qualche anno fa, davvero faccio fatica a riconoscerlo. Adesso c’è la fattura elettronica che ha portato alle casse dello Stato un beneficio enorme. Dal primo gennaio del prossimo anno partiranno anche gli scontrini fiscali elettronici. Per non parlare dei cambiamenti in vista per i titolari delle partite Iva".

Nonostante le belle parole di Ruffini, quella del fisco amico, quello che si paga comodamente dal divano mese per mese è una polpetta avvelenata. Ufficialmente la motivazione è semplificare la vita alle partite Iva alle prese con l’eredità pesante della pandemia. In realtà, i cambiamenti che il governo potrebbe varare a breve potrebbero rivelarsi dannosi per chi svolge un’attività autonoma, con una sottrazione di liquidità proprio nel momento peggiore. Più che una semplificazione, si tratta di un modo per migliorare la situazione di cassa dello Stato. L’abbandono del metodo degli acconti avrebbe infatti delle motivazioni molto contingenti e poco strutturali. Il motivo è presto spiegato.

Essendo il 2020 un annus horribilis per le partite Iva, gli acconti 2021 di giugno e novembre, calcolati sul reddito 2020, saranno molto bassi e l’Erario dovrebbe attendere il saldo di giugno 2022 per incassare (sempre che l'economia riparta). Se invece si comincia già da febbraio 2021 a incassare sul reddito provvisorio del mese di gennaio 2021 (e così via mese dopo mese), i soldi entrano nelle casse dello Stato (ed escono dalle tasche delle partite Iva) molto prima.

Non a caso, uno degli effetti della crisi da Covid è stato un drastico calo delle entrate tributarie e contributive. Nei primi sei mesi dell’anno sono diminuite del 7,4%, pari a 24 miliardi di euro in meno rispetto all’analogo periodo dell’anno 2019, 12 solo di tasse e imposte. Consumi in calo e quindi meno entrate dall'Iva. Ecco spiegato cosa si nasconde dietro la "rivoluzione" di Ruffini: una voglia matta di fare cassa da parte di uno Stato.

Quello spettro che non fa mai un passo indietro quando si tratta di terrorizzare i suoi cittadini.

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