Fmi: in Italia crisi peggio del previsto

Fmi: in Italia crisi peggio del previsto

Azzeccare le previsioni economiche sta diventando più complicato che colpire un bersaglio con un fucile dalla canna storta. Sarà colpa dell'imponderabilità di una crisi multiforme e mutevole, ma anche il Fondo monetario internazionale ha peccato - e non poco - di ottimismo nei confronti dell'Italia. Appena un anno fa l'organizzazione guidata da Christine Lagarde ci rimetteva in sella alla ripresa con un +0,7% del Pil 2013; ieri, nel capitolo del World economic outlook riservato al Belpaese, siamo rispediti nella bolgia della recessione con un calo della ricchezza nazionale dell'1,5%. Insomma: di crescita, neanche l'ombra. E a questo punto, qualche dubbio è legittimo esprimerlo sulle possibilità di centrare l'aumento dello 0,5% atteso per l'anno prossimo, periodo in cui peraltro tutte le principali stime (vedi grafico) convergono su un recupero del nostro Paese. «L'Italia è sulla strada giusta - spiega il capo economista del Fondo, Oliver Blanchard - , parte del lavoro di aggiustamento fiscale sarà fatto entro quest'anno dando il via a prospettive di crescita per l'anno prossimo». Prospettive comunque insufficienti a ridurre i disoccupati, il cui tasso quest'anno sfiorerà il 12% per poi toccare il 12,4% nel 2014.
Certo, l'attuale stallo politico non aiuta. Anzi. Il Fondo non manca di sottolineare come questo tipo di incertezza sia uno degli elementi di rischio per la ripresa globale e possa rendere ancora volatili gli spread. In ogni caso, l'obiettivo di pareggio di bilancio «sarà centrato ampiamente», seppur in presenza di un rallentamento dell'azione di risanamento. Dal fronte dei conti pubblici, una buona e una cattiva notizia: il rapporto deficit-Pil 2012 dovrebbe essersi collocato attorno al 3%, così da permettere all'Italia l'uscita dalla procedura Ue per disavanzo eccessivo; ma il debito salirà al 130,6% del Pil nel 2013 e al 130,8% nel 2014 prima di tornare a scendere. Non ci sarà però bisogno di manovre aggiuntive, «al limite piccole correzioni».
Le difficoltà della penisola sono il riflesso di quella che il Fondo definisce «una ripresa a tre velocità», con i mercati emergenti ancora forti (+5% nel 2013) e una biforcazione tra Stati Uniti (2%) e l'eurozona, destinata a rimanere in recessione anche quest'anno (-0,3% dopo il -0,6% del 2012). La “luce“ dovrebbe riaccendersi nel 2014 grazie a una crescita dell'1,1%, anche se resta da vedere quale sarà il percorso della Germania. L'indice Zew sulla fiducia delle imprese tedesche, crollato ad aprile a 36,3 punti dai 48,5 di marzo, non promette nulla di buono.

Ieri Mario Draghi ha detto all'Europarlamento che «la Bce non può fare da sola, anche i governi devono fare la loro parte» per consolidare le riforme. Pure le banche devono cambiare registro: l'Eurotower continua a essere preoccupata per la scarsità di prestiti concessi a famiglie e imprese malgrado il costo del denaro sia da mesi al minimo storico.

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