Guerra totale di Sator e Palladio contro la «grande Unipol» progettata da Mediobanca. Fonsai e Unipol hanno trovato l’accordo sulla fusione, che assegna a Bologna il 62-63% del nuovo big delle polizze, ma Matteo Arpe e Roberto Meneguzzo hanno presentato una nuova offerta: il piano prevede diricapitalizzare Fonsai tramite un newco per 800 milioni, di cui 3-400 milioni versati dagli stessi fondi di private equity , a un prezzo di 1,5 e 2,5 euro. L’importo complessivo si confronta con gli 1,1 miliardi promessi da Unipol, che si riducono però a 825 milioni una volta «detratti» i 175 milioni di debito che Premafin riverserebbe nell’aggregato e i 100 milioni necessari per il recesso dei Ligresti. Resta il nodo del consorzio di garanzia, per cui Arpe avrebbe strappato la disponibilità di alcune banche, in parte sovrapponibili a quelle «arruolate » da Mediobanca per Unipol una volta che il progetto evaporasse. Non solo Sator e Palladio, che concedono a Fonsai solo sette giorni per valutare il progetto, provano a mandare al tappeto l’ad di Unipol Carlo Cimbri impugnandole delibere assembleari dell’aumento Fonsai e depositando una memoria in Consob per evidenziareperché Bologna non deve ottenere l’esenzione dall’Opa. Arpe e Meneguzzo definiscono la propria offerta «migliorativa» per i soci Fonsai. Le banche esposte verso i Ligresti hanno accolto l’operazione con freddezza sia per la struttura sia per la tempistica.L’offerta di Sator sarà oggi sul tavolo del cda di Fonsai, che ha però avviato insieme alla Milano il lavoro dei consiglieri indipendenti sul concambio per Unipol. Questa mattina tocca a Premafin; mentre domenica potrebbero esserci i cda per la delibera. Quello di Arpe e Meneguzzo è un nuovo attacco al sistema Mediobanca, il cui ad Alberto Nagel ha sottolineato che se il piano Unipol crollasse sarebbe un «grosso problema per Fonsai». In gioco c’è la tenuta della compagnia che, senza i prestiti subordinati, sarebbe forse alle prese con una solvency di poche decine di punti percentuali. Per questo Mediobanca e Unicredit insistono di fare in fretta, visto il restringersi della finestra per gli aumenti. Anche perché, si pensa in Piazzetta Cuccia, la soluzione Sator-Palladio è un unicum che espone a un rischio circa la decisione dell’Isvap sulla prospettiva di affidare un asset assicurativo a gruppi di private equity. Così come non è percorribile la strada di un compratore estero, perché i big del settore sondati paiono interessati solo a parti dell’ex gruppo Ligresti; con la difficoltà che questo comporta visti i valori di carico di Milano Assicurazioni e il lavoro per creare dei rami d’azienda cedibili. In sostanza, si pensa in Piazzetta Cuccia,se l’Italia fosse capace di fare sistema come la Francia sarebbe già intervenuto il governo. La posizione sui Ligresti si inserisce nella scelta di Mediobanca di migliorare la governance delle proprie partecipate.
Così da creare il presupposto, insieme allo stemperarsi della crisi, per tornare a ricevere i dividendi. La stessa Generali dovrebbe concentrarsi sul core business, evitando investimenti esotici: e il ragionamento sull’ad Perissinotto sarà affrontato a fine mandato.Fonsai, Arpe alla guerra finale Nuova offerta da 800 milioni
C’è l’intesa sui concambi: a Bologna il 62-63% del maxipolo. Domenica i cda
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