A voler male ai piccioni proprio non riesco

So che non si dovrebbe, ma non resisto e, quando mi trovo seduto al bar, stando all'aperto, lascio cadere qualche patatina o altro di commestibile perché i piccioni che intanto si sono radunati intorno a me

A voler male ai piccioni proprio non riesco
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Gentile Direttore Feltri,
a Roma, capitale già abbastanza sporca di suo, tanto da avere attirato persino i cinghiali a causa della ampia disponibilità di rifiuti, una signora, in via Spartaco, tiene in ostaggio un condominio intero poiché, dando abitualmente da mangiare ai piccioni, ha ormai radunato sul suo balcone e nei pressi di questo uno stormo nutrito di uccelli, tra cui anche gabbiani. L'odore è nauseante, gli escrementi sono ovunque, pure sulla strada, in direzione del balcone in cui vengono depositati vasi carichi di mangime. Le auto in quel punto non possono essere parcheggiate. La facciata dello stabile, appena ristrutturata, è deturpata. Al caso si sono interessati i media, tv e giornali, perché la gente che vive nella zona è esasperata. So che lei ama gli animali, ma come giudica il comportamento di questa donna? Per fortuna, non è una mia vicina. E se lo fosse, sarebbe peggio per lei. Penso che sia da criminali non rispettare il prossimo. Ed è quello che fa la signora dei piccioni. Buona con gli uccelli, cattiva con le persone.

Simona De Angelis

Cara Simona,
mi rendo conto che una situazione del tipo che tu descrivi crei disagio in coloro che si trovano a vivere nell'edificio in cui dimora questa signora, soprannominata dai media signora dei piccioni. Ella, senza pensarci troppo, ossia senza riflettere sulle conseguenze che l'iniziativa di trasformare il suo balcone in una sorta di mensa pubblica per ogni genere di pennuto stanziale o migrante che si trovi a transitare sulla capitale, ha seguito un moto dell'animo che l'ha condotta a compiere qualcosa i cui effetti ora sono macroscopici e incidono in qualche maniera sulla vita di coloro che abitano nei dintorni. Immagino la donna tirare la prima mollichina a un piccione posatosi sul davanzale. Subito se ne è aggiunto un altro. E la signora ha nutrito pure lui. Poi un altro ancora. E non se l'è sentita la donna di lasciare a digiuno l'ultimo arrivato. E il giorno seguente gli uccelli sono tornati, sperando di beccare ancora qualcosa. Piano piano quell'appuntamento è diventato quotidiano, finché una famiglia intera di volatili non ha deciso di stabilirsi lì dove si mangia bene e dove il cibo, soprattutto, è assicurato. Chiamali scemi. Se, da un lato, è il bisogno di nutrirsi a indurre piccioni e gabbiani ad ammassarsi in via Spartaco, dall'altro, è il bisogno di amore nonché di lenire in qualche modo un pesante, talvolta insopportabile, senso di solitudine a spingere la signora a dare e dare e poi ancora dare. Dare è vitale. Più ancora che ricevere. E questa signora, evidentemente, non ha altri a cui dare tutto se non quegli esserini alati, che io considero molto simpatici e intelligenti. I piccioni vengono criminalizzati, accusati di portare malattie, di essere stupidi, vengono assimilati ai ratti, e anche su questi ultimi avrei cose belle da dire, ma ora concentriamoci sui primi. Io amo i piccioni. So che non si dovrebbe, ma non resisto e, quando mi trovo seduto al bar, stando all'aperto, lascio cadere qualche patatina o altro di commestibile perché i piccioni che intanto si sono radunati intorno a me, dal momento che ormai mi conoscono e riconoscono, possano cibarsi. A volte mi capita di sfamarli direttamente dalle mie mani, mi si posano addosso. E sono così delicati, buffissimi. Mi osservano come se mi volessero parlare e devo dire che si fanno comprendere meglio di tanti esseri umani. Io capisco l'amore della signora per questi animaletti teneri e bistrattati. Sono emarginati e la signora forse si sente un po' come loro e quindi desidera proteggerli: donare quello che per prima avrebbe forse bisogno di ricevere. Non me la sento, proprio per questi motivi, di giudicare e condannare questa donna, vessata da tv e giornali, da passanti e condomini, derisa, maledetta, insultata, redarguita, odiata. Penso che l'interesse che ella ha suscitato sia sproporzionato ed esagerato, addirittura morboso. Vorrei vedere questi colleghi occuparsi così alacremente di case occupate, di sporcizia accumulata sulle vie, di alberi caduti appena soffia il vento, di strade dissestate che producono morti e altre problematiche simili che affliggono i romani, anziché accanirsi contro una donna sola.

È vero, il disagio sussiste. E deve in qualche modo essere risolto, perché chi abita in quel condominio possa adoperare gli spazi esterni senza incorrere in feci e cibo che cadono dal piano superiore.

Tuttavia mi auguro che venga usata nei confronti della signora dei piccioni maggiore sensibilità. In una società tanto egoista e gretta, chiusa e incapace di donare, ella è un esempio di tenace generosità. E io, tutto sommato, devo ammetterlo, l'ammiro.

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