Giancarlo Giannini e la «sua» Isvap hanno chiuso un occhio, o forse entrambi, sui conti di Fonsai dal 2009 al 2011. Si tratta dell'ultimo triennio dell'era dell'ex ad Fausto Marchionni, prima che la compagnia uscisse dall'orbita Ligresti con la cessione a Unipol imposta dalle banche creditrici guidate da Unicredit e Mediobanca.
L'accusa di concorso in falso in bilancio, è partita ieri dalla Procura di Torino, mentre gli uomini delle Fiamme gialle setacciavano prima tutta la sede romana dell'Isvap, a partire dall'ufficio di Giannini, poi l'abitazione di quest'ultimo. Presto saranno interrogati altri dirigenti.
Stando a quanto si legge nel decreto di perquisizione i vertici dell'Authority e soprattutto il suo numero uno avrebbero omesso con dolo di completare i necessari controlli sul gruppo Fonsai. In sostanza sarebbero venuti meno alla loro missione, lasciando perdipiù tracce di «inadempimenti, ritardi e collusioni» con il management. Giannini finisce così nel registro degli indagati insieme a Marchionni, ai tre fratelli Ligresti (Jonella, Giulia e Paolo), a Massimo Pini, Antonio Talarico, Vincenzo La Russa ed Emanuele Erbetta. Quest'ultimo era subentrato a Marchionni nel febbraio 2011, dopo essere stato direttore generale, e ha traghettato Fonsai verso le braccia di Unipol insieme a Piergiorgio Peluso, di fatto il «garante» delle banche da poco uscito con un bonus milionario.
Le mancanze dell'Isvap - attaccano gli inquirenti - hanno consentito a Fonsai di scrivere nei bilanci e «nelle comunicazioni sociali, fatti materiali non rispondenti al vero». Nel mirino ci sono sia il groviglio delle operazioni infragruppo, in ultima analisi con le scatole societarie dei Ligresti (alcune poi fallite) su cui sta ora facendo luce il commissario ad acta, sia la cronica debolezza delle riserve: «Pur avendo appreso della criticità nella determinazione della riserva sinistri del ramo auto» di Fonsai da marzo 2009 - scrive la Procura - l'Isvap ha «disposto l'ispezione solo a gennaio 2011, dopo averla prennunciata in agosto e ciò a seguito di plurime sollecitazioni». Fonsai ha chiuso il 2011 con un buco da 1,1 miliardo dopo violente svalutazioni.
Nella galassia Ligresti, come denunciato in assemblea dal fondo Amber, per anni era accaduto quasi di tutto: dalle consulenze milionarie al padre Salvatore Ligresti per il settore immobiliare al sostegno alle Borse Gilly della figlia Giulia e alla sponsorizzazione per Toulon, il cavallo di Jonella.
L'affondo della Procura di Torino (i pm titolari dell'inchiesta sono Vittorio Nessi e Marco Gianoglio) si somma alla stretta del Tribunale di Milano sui presunti abusi di mercato e alla lettera in cui Ligresti aveva dettato la propria buonuscita al cospetto dell'ad di Mediobanca, Alberto Nagel.
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