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Generali, per Ppf l’ipotesi nuovi soci Scivolata in Borsa

Perissinotto: "Ci sono investitori interessati. L’aumento? Solo in caso di grande acquisizione". Titolo giù del 4,6%

Generali, per Ppf l’ipotesi nuovi soci Scivolata in Borsa

Generali potrebbe risolvere il riassetto della controllata Ppf, do­ve nel 2014 il magnate ceco Petr Kellner dovrebbe esercitare l’op­zione di vendita sul 49%, coinvol­gendo nuovi soci. Alcuni «inter­mediari finanziari» hanno chie­sto di investire in Ppf, e Generali sta valutando come procedere, ha detto il group ceo Giovanni Perissinotto agli analisti collegati in conference call all’indomani dei risultati di bilancio. Trieste, ha premesso il top manager, ha tuttavia «più opzioni» a disposizione e in ogni caso confida di superare l’ostacolo con le proprie forze.

«È difficile essere ottimista do­po un anno come il 2011: abbiamo toccato il fondo e ora può iniziare la risalita», ha ammesso Perissi­notto, aprendo i lavori della riu­nione. Lo scorso anno si è chiuso con utili dimezzati a 856 milioni dopo oltre 1 miliardo di svalutazio­ni, in gran parte dovute alla Grecia (472 milioni) e a Telco-Telecom Italia (307 milioni). Il top mana­ger ha quindi prospettato nel «me­dio termine» un gruppo con oltre 5 miliardi di risultato operativo. A non piacere al mercato è stato pe­rò il drastico taglio della cedola a 20 centesimi, più bassa rispetto al­le attese ( 30 cent) ed equivalente a un dividend yield dell’1,5%, con­tro il 5% delle concorrenti Allianz e Axa o il 7% di Zurich. Un dividen­d­o light probabilmente da collega­re alla strategia messa in atto da Trieste per allontanare il rischio di una ricapitalizzazione. Troppo poco, però, per Piazza Affari dove ieri il titolo ha perso il 4,63% a un prezzo 12,5 euro, risultando il peg­giore del listino.

Margine di solvibilità e anda­mento tecnico sono comunque migliorati e alcune società di anali­si hanno promosso l’andamento del Leone come Kepler ed Equita (giudizio «buy»), mentre JpMor­gan, Merrill Lynch e WestLb sono rimaste più prudenti («neutral»). Generali ha registrato «segnali di ripresa» già nei primi due mesi di quest’anno, ha incalzato Peris­sinotto. Gennaio e febbraio sono andati «molto bene», ha insistito il direttore finanziario Raffaele Agrusti: l’Italia è cresciuta del 3,2% e l’estero del 22% grazie al marcato recupero della Francia, dopo la battuta d’arresto del 2011 provocata dalla concorrenza alle polizze Vita sferrata dalle banche con i conti correnti remunerati. Tanto che quest’anno Generali punta a un risultato operativo fra i 3,9 e i 4,5 miliardi (+10% su base omogenea), di cui 2,4-2,8 miliardi dovrebbero essere assicurati dal ramo Vita e 1,5-1,9 miliardi da quello Danni.

Quanto ancora a Ppf Perissinot­to, posta la premessa che il grup­po troverà al suo interno i 2,5 mi­l­iardi necessari per liquidare Kell­ner, ha lasciato aperta la strada di nuove cessioni. Dopo la vendita di Migdal, che ha sancito l’addio del Leone a Israele, l’attenzione degli analisti è puntata su Bsi, atti­va nel private banking, anche per una sua possibile quotazione. Ieri Perissinotto non si è sbilanciato sulla controllata sottolineando so­lo l’obiettivo di arrivare nel 2014, dopo l’acquisto del 49% di Ppf, «a un solvency I ratio del 140 per cento». Ppf, ha sintetizzato Agrusti, «non è un debito di gioco.

Abbiamo previsto un’acquisizione che porterà significativi contributi per il gruppo».

In sostanza a Trieste non pensa ad alcun aumento di capitale. L’unico motivo per ricorrere ai so­ci, ha detto Perissinotto, sarebbe se si presentasse un’acquisizione di grandi dimensioni.

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