Ghizzoni conferma Nagel: «Non è in discussione»

L'ad di Mediobanca verso il rinnovo: il 29 la riunione dei grandi per decidere il nuovo cda. Ancora in calo la quota in Rcs, all'8,5%

Ghizzoni conferma Nagel: «Non è in discussione»

«Per noi Alberto Nagel non è in discussione». Così l'ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, dixit, ieri, chiudendo prima ancora di aprirlo ogni ipotetico caso Nagel. A due settimane dal cda e dal patto di sindacato che il 29 settembre dovranno elaborare l'elenco dei nomi per il rinnovo del cda e dunque dell'ad di Mediobanca, le parole del capo di Unicredit suonano decisive: con la metamorfosi subita dall'azionariato Ghizzoni rappresenta oggi il primo socio, con l'8,7%, di un patto sceso progressivamente dal 60 fino all'attuale 31% e che ha perso al suo interno le divisioni per «gruppi» che rendevano la governance più complessa. Ora i grandi soci sono due: oltre a Ghizzoni c'è Vincent Bollorè, con il 7,5%. Gli altri italiani di peso sono Benetton (2,16%), Mediolanum (3,5), Fininvest (2,06) e Carisbo (2,95), mentre Groupama ha il 4,9%. Ebbene, posto che Bollorè e Nagel vanno d'amore e d'accordo, non si vede come nel patto possano sorgere dispute sull'ad. Anche perché l'attuale riposizionamento di Piazzetta Cuccia, da holding di partecipazioni a banca d'investimento, da un lato; e la governance semplificata, dall'altro, hanno disinnescato le vecchie rivalità tra filiere di potere che, con regolarità, agitavano le acque dei poteri forti.

Tuttavia Mediobanca è Mediobanca. E tutte le volte che una vicenda finanziaria si scalda, si generano voci, possibili equivoci, presunti strascichi. E questa è stata l'estate di Telecom, con Nagel sceso in trincea in pieno agosto al fianco del gruppo di tlc per cercare di convincere proprio Bollorè, neo capo di Vivendi, a cedere la brasiliana Gvt. Che invece è andata a Telefonica, segnando per Mediobanca una sconfitta. Una vicenda che ha provocato diverse malignità sulla decadenza di Mediobanca e sul tentativo di Nagel di ingraziarsi Bolloré alla vigilia dei rinnovi. Ma da ieri si è appreso che l'ad è gradito anche all'altro pezzo forte del capitale. Dunque non sembrano esserci dubbi. Questi restano su altre questioni: dalla composizione del cda, al numero dei suoi membri, che da 21 dovrebbero calare verso quota 17.

Mercoledì si conosceranno invece i numeri del bilancio. Ma anche da questi è difficile immaginare grandi sorprese.

Non a caso Ghizzoni, nel confermare la fiducia a Nagel, ha ieri indirettamente approvato anche la gestione: «Abbiamo concordato a giugno il piano industriale, lo sta portando avanti, quindi non è in discussione». Tra le linee guida, come noto, c'è l'uscita dai patti di sindacato e la cessione di partecipazioni non più strategiche. Come quella di Rcs, che è ulteriormente calata: ora Mediobanca ha solo l'8,5 per cento.

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