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«Gi Group guarda alla Borsa per crescere anche con acquisizioni»

«Ma la governance non cambierà». Nel mirino il mercato Usa

Cinzia Meoni

Gi Group punta entro i prossimi cinque anni a triplicare le proprie dimensioni. La società, una multinazionale del lavoro fondata vent'anni fa da Stefano Colli-Lanzi e oggi presente in 50 Paesi, Cina compresa, dovrebbe infatti passare dall'attuale fatturato di 2 miliardi, in crescita del 20% rispetto al 2016 (da sottolineare che l'impresa fattura il lavoro somministrato oltre che i suoi margini), ai 6 miliardi previsti nel 2023. Con un margine operativo lordo in crescita da 60 a 300 milioni, per un'incidenza sui ricavi in aumento dal 3 a 5% (tendenziale). E per realizzare un simile progetto il gruppo - quarto in Italia, sesto in Europa e 20esmio al mondo nell'ambito dei servizi alle risorse umane - progetta un'ampia campagna di shopping anche oltre confine. Nel mirino della società, che oggi conta 500 filiali e oltre 3300 dipendenti, ci sono sia le potenziali occasioni presenti sui mercati strategici (tra cui l'Italia che ancora oggi rappresenta il 57% del fatturato, Spagna, Francia e Gran Bretagna), grazie a cui rafforzare le proprie quote di mercato, sia l'ingresso in nuovi mercati. Più in dettaglio, il maggiore traguardo prefissato per il prossimo futuro è lo sbarco negli Usa, mercato che continua a essere molto dinamico, attraverso una o più acquisizioni importanti.

«Per realizzare un progetto così impegnativo potremmo decidere di aprire l'azionariato a terzi che apportino nuovi capitali nell'impresa, eventualmente anche attraverso la quotazione in Borsa. Non escludiamo peraltro, se la redditività dovesse migliorare ulteriormente, di utilizzare altri strumenti per finanziare la nostra crescita, come ad esempio i minibond» dice Colli-Lanzi.

Che poi aggiunge: «Oggi la pressoché totalità delle quote azionarie è in capo a me. E, anche in caso di apertura del capitale, la governance di Gi Group non è in discussione».

Nei prossimi anni anche il peso delle singole attività sul fatturato del gruppo cambierà in modo significativo. «Anche se il lavoro temporaneo rimarrà fondamentale in quanto sviluppa volumi e permette di costruire rapporti continuativi con le aziende e con i candidati, aprendo quindi a nuove opportunità di business, avranno sempre più spazio le attività di servizio ai clienti come quelle relative alla formazione professionale con le Academy, alla selezione e alla consulenza» commenta Colli-Lanzi, che sottolinea in merito come simili attività siano state favorite dall'evoluzione normativa vissuta in Italia e non solo negli ultimi vent'anni. «Oggi abbiamo il secondo sistema normativo al mondo più evoluto per quanto riguarda il lavoro, grazie alle Legge Treu che ha reso possibile l'utilizzo del lavoro temporaneo e alle normative che, negli anni, si sono susseguite come la Legge Biagi e il Jobs Act. E tutto ciò ha consentito la nascita di ulteriori settori e la specializzazione nell'ambito della selezione e della formazione del personale che ci hanno aperto nuovi percorsi di crescita.

Intendiamo proseguire su questa traiettoria perché sempre più le aziende dimostrano di avere bisogni complessi in tema risorse umane e ci sono grandi spazi per chi, come noi, è in grado di fornire soluzioni specifiche» conclude l'imprenditore.

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