Milano - Giuseppe Colosio conosce alla perfezione la normativa che riguarda la categoria degli insegnanti. A lungo direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale per la Lombardia, è in pensione dal primo ottobre. Ma della proposta di legge del ministro Profumo che vorrebbe innalzare a 24 le ore settimanali dei professori ha un’opinione positiva.
Professor Colosio, come spiega le resistenze del corpo insegnante?
«Si spiegano con il fatto che questa proposta rappresenta non giuridicamente ma nei fatti un aggravio di lavoro. Che sarebbe compensato con un aumento delle ferie. Attualmente gli insegnanti hanno diritto a 34 giorni, compresi tra il primo luglio e il 31 agosto. Qualche preside ha tentato di avviare delle attività in quei due mesi, senza riuscirci. Così, al di fuori dei 34 giorni prestabiliti gli insegnanti sono in servizio, ma non possono essere utilizzati».
Dunque, le loro sono motivazioni non plausibili?
«Sono motivazioni soggettivamente giustificabili. Ma contrattualmente non hanno particolare fondamento. Si continua a parlare di tagli, in questo caso c’è la proposta, nei limiti contrattuali,di aumentare l’attività degli insegnanti. Qualcuno pensa che se gli insegnanti già in servizio lavorano di più finiscono per portar via lavoro ad altri. Questo corrisponderebbe a un risparmio di 280 milioni».
Una parte di precari perderebbe il posto di lavoro.
«Un’intensificazione lavorativa dei docenti in ruolo può ridurre la possibilità di assunzione di altri. Questo avviene in tutte le aziende quando si chiedono gli straordinari ai dipendenti».
Ma il lavoro extra non è già compreso nelle riunioni, nella preparazione didattica, nella correzione compiti e in altre attività che non vengono conteggiate?
«L’obbligo diservizio di 18 ore va moltiplicato per 34 settimane, più 40 ore per i consigli di classe e altre 40 per i collegi docenti. In più l’insegnante ha l’obbligo di gestire i colloqui con le famiglie,altre 30 ore annuali,infine c’è la preparazione didattica e la correzione dei compiti. Poi ci sono gli scrutini. Arriviamo a circa 700/800 ore all’anno».
È vero che gli insegnanti italiani sono tra i peggio retribuiti in Europa?
«Sicuramente. Con il contratto del 1995 si è detto che non c’erano soldi e si è pensato di ridurre il carico lavorativo. Così, per esempio, il giorno libero è divenuto obbligatorio».
Qui cresce il carico, ma non lo stipendio.
«È così. Tenga presente che molti insegnanti al Nord fanno più ore perché si rendono disponibili».
Ma dietro compenso o gratis?
«Dietro compenso».
Non crede che quella degli insegnanti sia una delle professioni con maggior responsabilità umana, ma anche tra le più mortificate?
«È una professione molto delicata e dovrebbe avere un prestigio sociale molto maggiore. Invece c’è stata una involuzione che ha portato a far prevalere valutazioni di tipo quantitativo piuttosto che di tipo qualitativo ».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.