La Grecia fa i conti con i duri di Syriza

L'ala radicale a Tsipras: «Troppe concessioni: il Parlamento non le accetterà». Oggi in campo l'Eurogruppo

«Dagli amici mi guardi Iddio, che dai nemici mi guardo io». Chissà se in queste ore Alexis Tsipras avrà pensato al distillato di saggezza dispensato dal vecchio proverbio popolare. Dopo aver incassato il sostanziale assenso da parte dell'Europa al nuovo pacchetto di riforme e il prevedibile niet da parte del Fondo monetario, il premier greco scopre di avere problemi - e grossi - all'interno del suo stesso partito. Sono i duri e puri di Syriza, l'ala radicale allergica alle concessioni, gli estremisti pronti a dare battaglia. Costi quel che costi. Si sentono traditi da quella proposta di intesa che puzza ancora di austerity, la medicina amarissima che non vogliono più mandare giù. E al loro leader non le mandano a dire: «Hai messo sul tavolo misure estreme e antisociali», destinate ad «aggravare la miseria», «inaccettabili» se non saranno almeno accompagnate da una ristrutturazione del debito e da un piano di investimenti per sostenere la crescita. Riassume tutto in una minaccia il deputato di Syriza, Alexis Mitropoulos: «Questo programma così come ci è stato presentato è difficile che passi in parlamento». Ovvero, laddove possono pesare i 30 voti dei ribelli. Roba da mandare a casa il governo. Ma Tsipras non porge l'altra guancia. Anzi. Guerreggia il portavoce del premier: se il parlamento non dà il via libera all'accordo, siamo pronti alle elezioni anticipate o a indire un referendum popolare.

Il clima che precede l'Eurogruppo di oggi non è dunque dei più favorevoli. Il rischio è che l'appuntamento tra i ministri finanziari sia ancora una volta interlocutorio, vista anche la posizione intransigente del Fmi e la richiesta avanzata alla Grecia dalla Commissione Ue di meglio dettagliare le proposte contenute nell'ultimo piano. I capitoli più spinosi riguardano l'aumento dell'Iva, con i creditori che vogliono una struttura semplificata con due aliquote (Atene ne propone tre); e le pensioni, dove si sta valutando se le misure indicate da Tsipras siano credibili per raggiungere il saldo necessario. Poi, resta l'incognita della ristrutturazione del debito, cioè la carta che Tsipras potrebbe giocare davanti al parlamento. «Non è il momento di discutere di questo tema», aveva detto qualche giorno fa il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker. Più probabile, quindi, che il nodo venga affrontato una volta chiuso il programma di aiuti. Non in termini di alleviamento, non in termini di riduzione del valore, ma con tassi ancora più favorevoli e un allungamento delle scadenze. La Commissione sta comunque lavorando a un piano di investimenti per la Grecia da 35 miliardi fino al 2020, la cui attuazione è però subordinata al raggiungimento dell'intesa sulle riforme, mentre la Bce ha alzato di un altro miliardo la liquidità alle banche elleniche. Il totale sfiora ormai i 90 miliardi.

Gli ostacoli sulla strada dell'accordo non mancano, dunque.

Ma è proprio la Borsa di Atene a sentire ancora profumo di intesa: dopo il +9% di lunedì, ieri ha guadagnato il 6%. Più cauti gli altri mercati, in particolare Piazza Affari salita solo dello 0,35%. Sotto controllo lo spread Btp-Bund, a 125 punti.

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