«Grosso farà assolvere Annamaria»

Parla il marito della Franzoni: «L’avvocato ci è sempre stato vicino e sa che lei è innocente»

Alla vigilia dell’ultimo atto in Cassazione, Annamaria Franzoni torna al punto di partenza: sarà Carlo Federico Grosso a difendere la mamma di Cogne il prossimo 21 maggio. Grosso, uno dei più noti penalisti italiani, aveva gestito il dramma della madre del piccolo Samuele nelle prime settimane e aveva messo a segno un successo non da poco: la scarcerazione della donna da parte del tribunale del riesame di Torino. Poi il clan dei Franzoni aveva cambiato strategia: grande esposizione mediatica, attacco frontale ai giudici, l’irruzione sulla scena di Carlo Taormina, arcinemico dei carabinieri del Ris, autori dei rilevamenti nella villetta del delitto, e protagonista dello sfibrante processo d’appello. È andata come è andata: Taormina ha lasciato la scena, il suo posto è stato preso da Paola Savio, assai più felpata nei modi, e dietro di lei da Paolo Chicco, più morbido, anche se non arrendevole, nei confronti dell’establishment giudiziario; Annamaria Franzoni, dopo la condanna a 16 anni, non ha più parlato con i giornalisti. Ora Chicco e Grosso cercheranno di far riaprire il caso e ottenere un processo d’appello bis. «Discuteremo insieme in Cassazione, ci troviamo davanti a una condanna che si basa su una perizia psicologica e non psichiatrica, basata anche su fuori onda, interviste e video - spiega Chicco, contestando frontalmente il verdetto collage, costruito dalla corte anche con una sorta di pesca a strascico nel mare dei media. Altrettanto affilato Grosso: «Per arrivare a una condanna ci vuole una prova certa. E la mia impressione è che questa prova certa non ci sia».

La Franzoni rischia il carcere, ma per ora in famiglia si aspetta il 21 maggio: «Quando Chicco ci ha proposto il nome di Grosso io e Annamaria siamo stati felici - afferma Stefano Lorenzi - perché Grosso ci è sempre stato vicino e ha sempre creduto nell’innocenza di mia moglie».

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