Illy entra nel mercato delle capsule di caffè. E lancia la sfida alla Nestlè e alle sua Nespresso, nonché a tutti gli altri competitor del frammentato «business della tazzina» (come Lavazza, Zanetti, Kimbo, Verniano, Pellini) che si sono buttati a capofitto nel mercato delle capsule per soddisfarne la crescente domanda. Premesso, infatti, che il macinato per la moka resta il segmento che mantiene la fetta maggiore dei consumi (le vendite nel 2017 hanno toccato i 646,6 milioni di euro), sono le capsule a registrare la crescita più dinamica per valore (+16,8%) e volumi di vendita (+20%). Secondo i dati di Confida, il segmento delle capsule e delle cialde nel 2017 ha fatturato 1,7 miliardi. Così, dopo la sfida ecologica, con i competitor che hanno puntato sui prodotti green e riciclabili, Illy (che è quarta in Italia per fatturato dopo Lavazza, Zanetti e Nestlè) ora aggredisce il mercato con una nuova alleanza, ovvero facendo «massa critica». Nel dettaglio, l'accordo di licenza per la produzione e distribuzione di capsule in alluminio a marchio Illy in coppia con il colosso tedesco Jab (che controlla la società olandese di caffè, tè e tabacco Jde), prevede che dalla prima metà del prossimo anno si potranno acquistare le capsule del caffè Illy compatibili con le macchine Nespresso nei supermercati. L'azienda triestina produrrà il caffè per la capsula e Jde, nel suo stabilimento francese di St. Etienne, fabbricherà le monoporzioni in alluminio per poi distribuirle nei propri canali retail in tutta Europa. In Italia, invece, la distribuzione sarà affidata alla stessa Illycaffè.
«Jab è il partner giusto per questa nostra strategia: rendere Illycaffè sempre più accessibile ai consumatori», ha detto l'ad Massimiliano Pogliani. Di fatto, la crescente guerra del caffè sul fronte delle capsule sta dimostrando che, ferma restando una buona qualità, in questo segmento è il prezzo a fare la differenza, per questo la sfida a un colosso come la Nespresso è reale: quote di mercato possono essere erose proprio grazie a una versione più cheap e accessibile rispetto a quella d'elite della Nespresso che ha puntato sulla trasformazione del caffè in status symbol.
Annunciando questo accordo, ieri il presidente Andrea Illy ha smentito le voci di joint venture o di vendita dell'azienda e anche la sua quotazione in Borsa. «È un accordo senza compartecipazioni azionarie nel quale, per una volta, un'azienda famigliare italiana diventa partner di un grande gruppo e non ne viene fagocitata. Non è una risposta a Starbucks, ma semplicemente l'offerta del nostro prodotto a più consumatori». Sul futuro Illy è stato categorico: «La famiglia resta indipendente.
Ci vorrebbero comperare in tanti, ma ci siamo battuti per avere un contratto di licenza. Noi abbiamo un modello di impresa concepito per essere autonomi. Non potremmo fare i nostri investimenti a lungo termine se non fossimo un'azienda libera. Jab ha capito che questa è una collaborazione simbiotica».
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