Landini e Marchionne alla resa dei conti A Mirafiori è emergenza

La Fiom sarebbe sempre in attesa di un segnale da Torino allo scopo di discutere, ma questa volta con Sergio Marchionne seduto al tavolo con il leader delle «tute rosse» Maurizio Landini, la possibilità di trovare un punto d'incontro sul tema della rappresentanza, lo stesso che ha visto la Consulta dare ragione al sindacato metalmeccanico della Cgil. La disponibilità a organizzare il faccia-a-faccia tra i due nemici storici trapela da entrambe le parti. Ma prima del vertice, al quale Marchionne in un primo tempo si era espresso favorevolmente, gli uffici legali di Fiom e Fiat dovranno aver completato l'analisi sulle motivazioni della sentenza che, di fatto, riammette i delegati Fiom nelle rappresentanze all'interno delle fabbriche. E, se da una parte gli avvocati di Landini cominceranno il pressing affinché il verdetto si concretizzi al più presto, da parte di Fiat si insisterà sul fatto che, non avendo preso parte alle trattative contrattuali, le «tute rosse» non avrebbero il diritto di far parte delle rappresentanze. A cercare di sciogliere questo nodo ci sta provando, con un disegno di legge ad hoc, il senatore di Scelta civica, Pietro Ichino. Lo stesso Marchionne, del resto, aveva sollecitato un provvedimento legislativo capace di mettere ordine, una volta per tutte, alla materia.
Gli sviluppi della sentenza della Consulta, legati a doppio filo all'incontro tra Landini (pronto ad azzerare i 50 e più ricorsi giudiziari intentati da Fiom a Fiat, in caso di accordo sulla rappresentanza) e Marchionne, e il tavolo sui problemi del settore auto con il ministro dello Sviluppo, Flavio Zanonato: a questi temi, che sicuramente riscalderanno l'imminente autunno, si devono aggiungere i timori legati alle due fabbriche Fiat ancora senza mission e, di conseguenza, con gli investimenti necessari al rilancio ancora nel congelatore: Torino-Mirafiori e Cassino.
Nel primo caso, qualcosa potrebbe smuoversi nelle prossime settimane. E la concomitanza con il Salone internazionale di Francoforte, in programma dal 12 settembre, potrebbe rappresentare l'occasione perché Marchionne sciolga il riserbo sulla ristrutturazione. Ma Mirafiori è in questi giorni al centro dell'attenzione anche per la richiesta che il Lingotto deve avanzare sull'estensione della cassa integrazione straordinaria, in scadenza a fine settembre, per altri dodici mesi.
Il provvedimento si rende necessario per i lavori di messa a punto dello stabilimento che, se tutto sarà confermato, dovrebbe ospitare le produzioni alto di gamma del marchio Alfa Romeo. Allo stato attuale, a Mirafiori più di 5mila persone lavorano tre giorni al mese sulla linea dell'Alfa Romeo MiTo.

«Ma ora - reclamano i sindacati firmatario degli accordi con Fiat - non è più possibile aspettare. Marchionne deve fare chiarezza. Occorre un investimento intorno al miliardo per adeguare le linee dell'impianto. Va bene portare la produzione di Jeep in Cina, ma in Italia l'emergenza dev'essere risolta».

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