Economia

La maggioranza di Pomellato passa ai francesi della Kering

Firmato l’acquisizione della quota di maggioranza. Nel 2012 Pomellato ha fatturato 146 milioni di euro. Ecco i colossi italiani che vanno all'estero: infografica

La maggioranza di Pomellato passa ai francesi della Kering

I francesi si portano a casa un altro gioiello italiano. Mentre la politica fatica a darsi un governo, le potenze mondiali vengono a fare shopping nel Belpaese. Il gruppo del lusso francese Kering (ex Ppr), già proprietario in Italia di Gucci e Bottega Veneta, ha acquisito la quota di maggioranza dell’azienda di gioielli Pomellato.

La lista dei marchi che fuggono all'estero si allunga pericolosamente (consulta l'infografica). Una dopo l'altra, le punte di diamante della nostra economia vengono vendute al mercato internazionale. Complice la crisi economica e la recessione, i colossi mondiali - famelici di fare affaroni nel Belpaese - azzannano i nostri goielli e se li portano a casa a ottimi prezzi. Adesso è toccato a Pomellato. La transizione sarà finalizzata nelle prossime settimane quando l’attuale amministratore delegato del gruppo Andrea Morante sarà confermato nelle attuali funzioni. I marchi Pomellato e Dodo, ben posizionati nel settore della gioielleria, sono infatti considerati da Kering complementari al portafoglio di marche già detenute.

Questa mattina il gruppo francese ha assicurato che "favorirà lo sviluppo e l’espansione a livello internazionale" dei marchi che dispongono di "un significativo potenziale di crescita intrinseco". "Abbiamo grandi ambizioni per l’azienda - ha spiegato l’amministratore delegato di Kering, Francois-Henri Pinault - e metteremo a disposizione la nostra esperienza e il nostro know-how al fine di intensificarne la crescita e l’espansione geografica, preservando i valori della sua identità italiana". L’azienda italiana ha realizzato nel 2012 un fatturato di 146 milioni di euro, e ha una rete di distribuzione che comprende 80 negozi monomarca e 600 punti vendita nel mondo. "Per Pomellato e Dodo - ha sottolineato Morante - diventare marchi globali non è più un’opzione ma una vera e propria necessità". Con questa premessa, il gruppo italiano ha voluto affrontato una lunga revisione delle alternative strategiche giungendo, quindi, alla conclusione che l’ingresso nel gruppo Kering fosse di gran lunga la scelta "più favorevole".

Scelta che fa perdere al Belpaese un altro gioiello.

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