Marchionne conferma i target Pronto a restare oltre il 2019

Fca triplica gli utili del trimestre. L'ad ribadisce la sua uscita ma dice: «Se spunta un'operazione dovrò rimanere»

Pierluigi Bonora

Quartultima semestrale (stando così le cose) per Sergio Marchionne alla guida operativa di Fca. Tra gennaio e giugno il gruppo ha segnato un balzo del 125% dell'utile netto, a quasi 1,8 miliardi, su ricavi in rialzo del 2% a 55,64 miliardi. L'utile netto adjusted è salito del 42% a 1,75 miliardi e l'Ebit adjusted del 13% a 3,4 miliardi. Quasi invariate le consegna di veicoli: 2,37 milioni. Conti positivi per il gruppo nel secondo trimestre, anche se il mercato si attendeva qualcosa di meglio alle voci fatturato e debito. L'utile netto di 1,2 miliardi, più che triplicato, ha superato le stime, mentre l'ebit adjusted a 1,87 miliardi è risultato in linea con le attese. Leggermente inferiore alle previsioni il fatturato a 27,92 miliardi su una stima a 29. Il debito è sceso (4,23 miliardi da 5,11 del 31 marzo), ma meno delle aspettative (fra 3,8 e 4 miliardi). Sempre forte la liquidità: 20 miliardi. Nei tre mesi, inoltre, Fca ha consegnato 1,225 milioni di veicoli (-1%). Confermati gli obiettivi per fine anno: ricavi netti tra 115 e 120 miliardi, Ebit adjusted superiore a 7 miliardi, utile netto adjusted di oltre 3 miliardi e debito sotto 2,5 miliardi.

Nelle singole regioni, spicca l'Emea (Europa) dove la quota di Fca è aumentata al 7,2% (auto) e al 13,2% (furgoni). Più 8% le vendite. In spolvero c'è Maserati grazie al Suv, Levante: consegne raddoppiate e incrementi a due cifre sui principali mercati. In Cina il traino è Jeep, mentre il mercato Usa evidenzia un margine record all'8,4%, ma una quota in calo al 12,4%, ricavi giù dell'8% e -2% di Ebit adjusted.

Agli analisti Marchionne ha ribadito che il suo successore arriverà dall'interno dell'azienda. «Non sarò qui a presentare i conti del 2019», ha ricordato, lasciando però aperto uno spiraglio: «Certo, se spuntasse una questione importante sarebbe inevitabile rimanere», ha ammesso. Anche a Venezia, in occasione del meeting Italia-Usa, l'ad aveva risposto, a proposito della sua possibilità di restare, con un sibillino: «Dovete chiedere al presidente John Elkann...».

Il suo successore (salvo retromarce di Marchionne) troverà, comunque, la strada già delineata, visto che all'Investor Day, del 2018, il top manager presenterà il piano industriale al 2022. E su un possibile scorporo dei marchi Alfa Romeo e Maserati, l'ad ha osservato che «non esiste una restrizione industriale, strutturale o di engineering perché i due brand non siano messi assieme. Aspettate il nuovo piano», che potrebbe anche essere il momento giusto per fare chiarezza sulle società all'interno del gruppo. «All'Investor Day - ha precisato - si farà un riesame di quelle attività che non rientrano nel business di un costruttore, ma sono laterali, come i componenti di Magneti Marelli e Comau; il riassetto non è finito».

Anche Fca, infine, guarda ora con più convinzione all'elettrico, e Maserati sarà subito coinvolta nel 2019. «Non esistono più dubbi sul fatto che ci sarà una domanda di auto elettriche - la svolta di Marchionne - ed è più facile integrare le piattaforme nel segmento del lusso, rispetto a quelle nel mass market».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica