Marchionne punta un miliardo su Melfi

Marchionne punta un miliardo su Melfi

Dicembre sembra essere destinato a essere il mese della Fiat. Lo scorso anno la strenna natalizia di Pomigliano, con il via alla produzione della Panda, e ora quella di Melfi (investimento di oltre 1 miliardo e produzione di due «mini» suv, con i marchi Jeep e Fiat), ancora più sentita perché proprio a ridosso della festività. Presente il premier Mario Monti, e i leader dei sindacati «amici» (Maurizio Landini e i suoi della Fiom hanno manifestato davanti ai cancelli), ieri Sergio Marchionne, accompagnato dal presidente John Elkann (molto impegnato a firmare autografi e altrettanto richiesto per una foto ricordo dagli operai), ha dato ufficialmente il via al nuovo corso dell'impianto lucano, lo stesso nato nel '93 insieme alla gamma Punto. I due modelli, che nasceranno dalla nuova piattaforma «Small wide», una delle tre architetture chiave per Fiat-Chrysler, vedranno la luce nel 2014: il primo a essere sfornato sarà quello Jeep (Melfi lo produrrà per il mercato mondiale) mentre il secondo andrà ad ampliare la famiglia «500».
L'evoluzione della berlina, icona del gruppo, si chiamerà 500X e sarà più grande e spaziosa della cugina 500L realizzata in Serbia. L'investimento annunciato da Marchionne consentirà alla fabbrica di Melfi di «diventare all'avanguardia nel mondo; e una volta ultimati gli interventi di ammodernamento, l'impianto avrà una grande flessibilità nel tipo di produzione, perché sarà predisposto per costruire fino a quattro modelli diversi sulla stessa linea». A regime lo stabilimento avrà una capacità produttiva di 1.600 vetture su tre turni.
«Una bellissima giornata per Fiat, per Melfi e per l'Italia. Un piacere aver partecipato a un momento di svolta, di ripartenza. Punto e a capo», è la frase che Monti, il quale ha in Marchionne uno dei suoi principali sostenitori, ha scritto sul libro degli ospiti dello stabilimento Fiat. «Quella di Melfi - ha quindi aggiunto, prima di pigiare simbolicamente, insieme a Elkann e Marchionne, il pulsante per far partire le linee di montaggio - è una scelta strategica, coraggiosa e determinata in tempi difficili, che avvicina ancora di più la Fiat all'Italia quando molti investitori stavano perdendo la fiducia». Per il presidente Elkann l'evento di Melfi rappresenta «una svolta epocale: qui verranno prodotti due nuovi modelli che saranno la base per la strategia per i prossimi anni». L'erede di Gianni Agnelli si è poi tolto un sassolino dalle scarpe: «Qualcuno ha detto che l'alleanza con Chrysler ha levato qualcosa all'Italia, oggi è la dimostrazione del contrario».
A questo punto Marchionne è entrato più nei dettagli dei piani del Lingotto: «Nonostante le difficoltà del mercato automobilistico - ha spiegato il top manager - Fiat è un'azienda sana a e forte; chiuderemo il 2012 con un utile di gestione ordinarie di 3,8 miliardi e un utile netto di 1,2 miliardi. Ma sono tutti profitti che dipendono dall'estero. Nei prossimi anni in Italia verranno prodotti 17 nuovi modelli, e in 3-4 anni puntiamo all'impiego di tutti i lavoratori nel Paese e al break even in Europa». Non sono mancate le rassicurazioni da parte dell'ad del gruppo di Torino: «Melfi è il primo di una serie di annunci che coinvolgeranno, in modo progressivo, anche tutti gli altri stabilimenti dell'auto in Italia».


Al premier Monti, invece, l'ad ha voluto ricordare che «l'elemento comune è che per gli investimenti non chiediamo aiuti pubblici». Infine l'invito ai sindacati presenti di «continuare a credere che, insieme, possiamo dare un contributo determinante» al Paese.

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