La pax televisiva, firmata venerdì tra Mediaset e Sky, ha già avuto un primo effetto. Mediapro, broker di diritti sportivi cino-spagnolo titolare dei diritti di seria A per il triennio 2018-2021, avrebbe deciso di posticipare la pubblicazione del bando per la vendita dei pacchetti di partite. Lo sostengono fonti di mercato.
Il velo si sarebbe dovuto alzare martedì, ma l'accordo a sorpresa tra il Biscione e il gruppo di Rupert Murdoch ha modificato lo scenario di riferimento di Mediapro che avrebbe deciso di andare ai tempi supplementari in attesa di eventuali pronunce dell'Antitrust sull'alleanza tra i due ex avversari. Oltre a Mediaset e a Sky, i pacchetti televisivi sulle partite del Campionato potrebbero richiamare l'interesse delle società telefoniche (il piano industriale di Tim punta a triplicare i clienti di TimVision, oggi pari a 1,3 milioni, e la stessa Sky prevede il lancio di un servizio via fibra, in partnership con Open Fiber, nell'estate del 2019) e dei colossi del web a stelle e strisce. E maggiore è la concorrenza tra gli operatori, maggiori sono le possibilità per Mediapro di recuperare gli 1,05 miliardi per stagione messi sul piatto per aggiudicarsi i diritti sul Campionato di Serie A.
«Il calcio non è stato toccato dall'accordo di venerdì, tanto più che esistono paletti normativi previsti dalla legge Melandri. Andremo separati alla trattativa con Mediapro», fanno sapere fonti vicine a Cologno Monzese. La partita peraltro è appena iniziata ed è ancora tutta ancora da giocare, tanto più che Mediapro non ha mai fatto mistero di ambire alla realizzazione di una tv della Lega (progetto accarezzato, sembrerebbe, dalla stessa Lega), replicando così l'esperienza spagnola. Al momento una simile ipotesi è esclusa dal bando vinto da Mediapro a febbraio, dopo le due fumate grigie alle aste dedicata agli emittenti. Ma mai dire mai. Non è un caso che, proprio su questo timore, Sky Italia (che vende 4,87 milioni di abbonamenti grazie al Campionato) sia scesa fin da subito sul piede di guerra.
L'accordo del Venerdì Santo firmato tra il Biscione e la tv satellitare è commerciale. Ma segna comunque il ritorno della pace tra i due gruppi tv e, strategicamente, potrebbe preludere ad altro. Il patto prevede che i canali di cinema di Premium diventino visibili nel bouquet di Sky e che quest'ultima affitti banda sul digitale terrestre di Mediaset per lanciare una nuova offerta a pagamento. Tra novembre e dicembre 2018, il gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi si è garantito un'opzione per la cessione a Sky della piattaforma tecnologica di Premium. L'Fnsi, pur senza ulteriori dettagli, ha già storto il naso: «L'accordo fra Sky e Mediaset prefigura nuovi scenari e nuovi equilibri nel mercato radiotelevisivo con inevitabili ricadute sul mercato pubblicitario, e non solo. Sarà compito delle autorità di garanzia valutarne impatti, congruità ed effetto», si legge in una nota.
Di certo ad uscire sconfitto da questo round di accordi è il presidente di Vivendi, Vincent Bolloré. Proprio il finanziere bretone due anni fa aveva deciso la retromarcia sull'acquisto di Premium e poi tentato invano la scalata a Mediaset (di cui ha il 28,8%). Per poi ritrovarsi, nel giro di pochi mesi, limitato nell'esercizio del diritto di voto nel gruppo tv controllato da Fininvest - a causa della contestuale presenza in Telecom Italia (dove ha il 23,9% del capitale) - e con la maxi-causa di risarcimento avviata dallo stesso Biscione.
Non vanno meglio le cose a Bolloré sul fronte Telecom, dove il fondo attivista Elliott ha duramente criticato la gestione targata Vivendi e sta raccogliendo il consenso dei fondi per ottenere dall'assemblea un ribaltone nel cda.
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