Mediobanca, pronto il piano delle cessioni

Entra nel vivo l'exit strategy di Mediobanca dai «salotti buoni» dell'industria italiana. Piazzetta Cuccia, ormai determinata a focalizzarsi sul solo business bancario, presenterà martedì la road map per uscire dalle partecipazioni che esulano da quest'obiettivo. Si partirà con gli asset non vincolati da patti: Gemina, Italmobiliare e Sintonia. Per poi arrivare alle partite più delicate: Telecom, Rcs, Pirelli. Dopo l'annuncio di giugno, alla presentazione del piano industriale, i tempi sembrano dunque divenuti maturi e, in occasione del cda e del patto di martedì 17 settembre, è atteso il calendario dettagliato delle dismissioni. Partendo da Gemina, Mediobanca ha in portafoglio il 12,6% della holding che controlla Aeroporti di Roma. Un anno fa, questa quota, avrebbe potuto fare gola ai cinesi di Changi Airport, ma in primavera il gruppo ha cambiato strategia sull'Italia e ha deciso di vendere. Ora, a pochi mesi alla fusione con Atlantia, non sarà difficile piazzare questo pacchetto. Grazie alle nuove tariffe aeroportuali e alle tariffe regolate delle autostrade, le due promesse spose sommano «ritorni» finanziari assicurati. A farsi avanti potrebbe essere comunque la stessa Sintonia, principale azionista di Atlantia e Gemina rispettivamente col 46% e col 35% del capitale, che con la fusione vedrebbe la sua quota scendere intorno al 30 per cento. A meno che, non vogliano incrementare la propria partecipazione investitori già presenti nel capitale delle due società come Blackrock o Ubs.
Quanto a Italmobiliare, Piazzetta Cuccia ha l'8,14% del gruppo della famiglia Pesenti che, dopo aver partecipato all'aumento di capitale di Rcs, non dovrebbe avere problemi a proteggere la quota in vendita da eventuali soci scomodi. Infine, quanto a Sintonia, quel 5,94% potrebbe tornare a far parte della quota forte della famiglia Benetton (Edizione ha il 66%) o andare a rafforzare il 17,6% di Gic (Government of Singapore Investment Corporation).
Le partite più complesse sul tavolo dell'ad di Mediobanca Alberto Nagel saranno giocate, in un secondo momento, sugli asset di peso. La prima a trovare una soluzione potrebbe essere Telecom. Con Telefonica al lavoro per rilevare la scatola Telco, come anticipato ieri dal Giornale, la quota Mediobanca (11,6%) sembra destinata a Madrid.Quanto al patto Mediobanca in scadenza , si profila la nascita di un'intesa «light» con la discesa della quota sindacata dal 42,03% verso il 36%. Oltre a Unipol-Fonsai, che chiederà di svincolare il proprio 3,83%, alla prossima riunione del 17 settembre, anche Generali, che ha in mano il 2% della banca, sarebbe orientata a dar disdetta. «Nessuna decisione è stata ancora presa sul patto di Mediobanca» ha sottolineato, però, ieri un portavoce del Leone. Infine, quanto a Unipol-Fonsai è quasi certo che sarà autorizzata a vendere in anticipo la propria quota.

Il gruppo bolognese deve uscire dal patto e dismettere la partecipazione entro il 31 dicembre, secondo gli impegni ai quali l'Antitrust ha subordinato l'ok all'aggregazione fra le due compagnie: le assemblee per la fusione sono attese in ottobre.

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