Mediobanca supera i salotti Nagel: «Più potere ai consigli»

Per l'ad c'è troppa enfasi sugli assetti azionari E apre al pubblico l'ex biblioteca di Mignoli

Mediobanca supera i salotti Nagel: «Più potere ai consigli»

Un selfie nello studio di Enrico Cuccia, magari mentre si tiene in mano una rarissima copia della «Ricchezza delle Nazioni» di Adam Smith? Impensabile fino a ieri, ma d'ora in poi possibile. Mediobanca ha infatti aperto al pubblico la sua inestimabile biblioteca, un corposo esercito di 12.250 volumi non solo di carattere economico, la più parte appartenuti ad Ariberto Mignoli, l'inventore del patto di sindacato della più famosa merchant bank italiana. È un atto di alto valore culturale, ma al tempo stesso anche fortemente simbolico: segna infatti una cesura netta con la Mediobanca claustrale e curva su se stessa del passato, quella in cui il sancta sanctorum cucciano, crocevia di quel capitalismo di relazioni in cui le azioni si pesano e non si contano, restava inviolabile e invalicabile.

Se Piazzetta Cuccia è sopravvissuta a quel modello sfilacciato dal naturale evolversi delle cose, è perché ha saputo cambiare rimuovendo antiche sedimentazioni. Il lavoro non è tuttavia finito, anche se appare ben chiara la direzione verso cui Mediobanca intende andare: un luogo in cui il ruolo di chi amministra l'impresa deve diventare cruciale. Ben più di quello dei singoli azionisti. Senza mai tirare in ballo il termine «public company», lo fa ben capire Alberto Nagel, l'ad che ha avviato la svolta della banca d'affari: «C'è troppa enfasi sugli assetti azionari e poca sulle performance del consiglio di amministrazione. Io credo che i cda che funzionano bene e che producono buoni risultati poi, automaticamente, abbiano l'apprezzamento di tutti gli azionisti, sia quelli stabili che il mercato, e quindi è su quello che bisogna mettere l'accento».

È un primo colpo di piccone che precede il secondo, quello in cui si va a colpire il nervo scoperto dei patti di sindacato, lì dove Mediobanca ha già compiuto una sorta di rivoluzione copernicana abolendo la storica suddivisione del patto in tre gruppi, un atto che ha avuto ricadute sul sistema di nomine.

L'attuale accordo di blocco che vincola il 31% del capitale scadrà a fine 2015, e da più parti si ipotizza un suo scioglimento. Nagel è diplomatico («Futuro senza patto? È una domanda da fare agli azionisti»), poi va all'attacco mettendo in evidenza il dibattito un po' «schizofrenico» sugli assetti azionari e sull'evoluzione del nostro capitalismo. «Da una parte tutti auspicano l'abolizione dei patti di sindacato, salvo poi, qualche mese dopo, avere paura di una navigazione in mare aperto». Timori che Piazzetta Cuccia, con le già annunciate uscite da Rcs e Telecom, non sembra condividere. Nagel si rende però conto che gli strappi rischiano di essere controproducenti, e che dunque va privilegiato un approccio più graduale. «Come diceva Mignoli, bisogna innovare senza improvvisare, sapendo qual è la nostra storia. Gli assetti del capitalismo sono frutto della storia italiana e con la storia devono evolvere».

Quanto alla biblioteca, è possibile consultare 4.

500 libri antecedenti al 1830, tra cui elzeviri, classici italiani ed esteri, libri di teatro, geografia o economia. Lettura per appuntamento, un solo soggetto alla volta. I volumi non escono dallo studio di Cuccia. Per i prestiti, rivolgersi alla biblioteca rionale.

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