Leonardo Del Vecchio sale in un colpo solo al 6,94% del capitale di Mediobanca. Fino a ieri non erano note partecipazioni azionarie della sua holding, la Delfin, nell'istituto di Piazzetta Cuccia. Questo significa che Delfin ha comprato opzioni e pacchetti azionari importanti, con un investimento nell'ordine dei 580 milioni, superando di slancio il 5%, che è la quota che obbliga a segnalare la posizione alla Consob.
Di sicuro si tratta di un'operazione che riaccende il faro sulla grande finanza milanese e del nord, andata un po' in disgrazia con la crisi finanziaria e bancaria della fine dello scorso decennio. Del Vecchio è forse, oggi, l'imprenditore italiano di maggior peso nel mondo, avendo trasformato la sua Luxottica, tramite la fusione con la francese Essilor, nella più grande multinazionale mondiale degli occhiali, sia per lenti, sia per montature. E avendo accumulato nel tempo una liquidità enorme. Investita, tra l'altro, anche nelle Generali, di cui è il secondo grande azionista (quasi alla pari con Francesco Gaetano Caltagirone, con poco meno del 5%) proprio dietro a Mediobanca (che ha il 13%). Quindi, da ieri, Del Vecchio è salito al piano di sopra, terzo azionista dietro a Unicredit (8,8%) e Bolloré (7,8%). Cosa che nella storia del rapporto Generali-Mediobanca non era mai accaduta con queste dimensioni e da parte di un socio privato. E per di più ora che, in Piazzetta Cuccia, non esiste più quel sindacato di blocco di soci che ha controllato la banca per oltre 60 anni. Diffcile, allora, non leggere in questa mossa anche qualcosa che va oltre il breve comunicato di Delfin: «L'investimento rappresenta per Delfin un'ottima opportunità per la qualità, la storia e le potenzialità di crescita di Mediobanca in Italia e all'estero. Siamo un azionista di lungo periodo e daremo il nostro sostegno per accelerare la creazione di valore a vantaggio di tutti gli stakeholder». Questo qualcosa può quindi essere la volontà di spingere Mediobanca verso nuovi progetti. Ma quali? Con chi? E con quale management?
Per ora si sa solo che l'ad Alberto Nagel era stato informato da Del Vecchio. Il che non rende la cosa «ostile». Dopodiché il fatto che salta subito in mente è lo scontro, recente, tra Del Vecchio e la stessa Mediobanca sul progetto di espansione dello Ieo (l'Istituto Europeo di Oncologia fondato da Veronesi), da cui il Cavaliere veneto è uscito sconfitto.
Così come si può ricordare che, in quello e in altri frangenti, si era creata una forte sintonia proprio con l'altro grande socio di Mediobanca, Unicredit. Che di qui possano nascere sviluppi ci sta dunque. Specialmente a meno di un anno dal rinnovo del cda di Mediobanca.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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