Menarini punta sulla Cina: «Pronti allo shopping»

Il big farmaceutico ha in cassa 1,2 miliardi. Obiettivo: un miliardo di ricavi in Asia

Paolo Stefanato

Singapore È Singapore il nuovo baricentro dello sviluppo di Menarini, il primo gruppo farmaceutico italiano. Da qui s'irradia, come da un hub, verso l'area più popolosa e a più alta crescita nel mondo: del resto, un'azienda del settore salute non può non puntare dove la densità e il benessere aumentano rapidamente. L'avvio della nuova strategia ha una data: novembre 2011, quando il gruppo di Firenze acquistò Invida, un'azienda locale di distribuzione con la quale collaborava da qualche anno; fatturava 220 milioni, e oggi col nuovo nome di Menarini Asia Pacific, è salita a 320, sfiorando il 10% dell'intero gruppo. Ha 3mila dipendenti (sui 16.700 totali, 480 dei quali assunti negli ultimi sei mesi), distribuisce in 13 Paesi dell'area dalle Filippine, all'India, alla Cina, all'Australia e l'obbiettivo annuncia Pietro Corsa, direttore generale del gruppo - è quello di raggiungere il miliardo di ricavi entro il 2021, un peso importante sul fatturato complessivo del gruppo, che oggi è di 3,46 miliardi e per il quale si prevede una crescita costante del 5% all'anno.

Ciò sarà possibile anche grazie a partnership e acquisizioni, puntando in particolare sulla Cina (oggi il peso maggiore sui conti asiatici ce l'hanno le Filippine), che dovrà raggiungere da sola i 500 milioni. Il mercato viene continuamente monitorato per trovare la preda giusta, «ma oggi i prezzi sono cari dappertutto», osserva Corsa. La multinazionale italiana ha la rapidità decisionale e la snellezza di un'azienda di famiglia, e una dotazione di liquidità massiccia: 1,2 miliardi in cassa, che con le normali leve finanziarie possono lievitare ampiamente. Un tesoro frutto anche di una politica di bilancio oculata, perché gli utili tradizionalmente vengono accantonati e non distribuiti come dividendi. Menarini appartiene al 100% alla famiglia Aleotti, il cda è formato da quattro persone (Lucia Aleotti presidente, Alberto Giovanni Aleotti vice), la figura dell'amministratore delegato non è prevista e si dividono le competenze operative due direttori generali.

Singapore è una delle più importanti basi di ricerca del gruppo, che resta comunque «orgogliosamente italiano». La Menarini Biomarkers ha in corso, in collaborazione con il Singapore General Hospital e con il sostegno del governo, un importante lavoro di ricerca sulle cellule, affidato all'equipe dell'italiano Luigi Ricciardi; l'obbiettivo (che appare a portata di mano) è quello di mettere a punto un sistema che, grazie all'indagine sul sangue materno, eviti l'amniocentesi e i rischi che questa comporta. Un analogo lavoro viene effettuato sul linfoma oculare.

Tali ricerche sono possibili grazie a una macchina rivoluzionaria creata da una star up di Bologna, Silicon Biosystem, acquistata al 100% dal gruppo nel 2013. Queste apparecchiature trovano poi una sinergia ideale nell'esperienza dell'americana CellSearch, leader nella diagnostica avanzata dei tumori, a sua volta acquistata nel 2016.

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