Il crollo del petrolio, insieme all'impatto delle partecipate Snam e Galp sui bond convertibili, lascia il segno sul 2014 di Eni chiuso con un utile netto di 1,33 miliardi (dai 5,1 miliardi del 2013) e un utile adjusted a 3,7 miliardi (-165). Tuttavia, la crescita del dividendo, il calo del debito, un cash flow record e numeri in parte sopra il consensus degli analisti hanno sorpreso il mercato premiando il titolo: +3,3% a 16,25 euro. Un buon risultato per la major italiana che insieme ai competitor stranieri, da Shell a Total passando per Bp e Chevron, affronta da mesi la forte flessione del prezzo del petrolio dimezzatosi dai 100 dollari di giugno agli attuali 50. Un trend che ha spinto tutti i colossi dell'oil a tagliare ulteriormente i costi.
Nel caso di Eni, la cura dimagrante annunciata dall'amministratore delegato Claudio Descalzi per il 2015 riguarda 2,55 miliardi di euro: 2 miliardi di investimenti e 550 milioni derivanti dall'ottimizzazione dell'attività operativa e corporate. A non essere sfiorato, per il momento, è il dividendo che per il 2014 è stato addirittura alzato a 1,12 euro (da 1,10 euro). Una speranza che il mercato nutre anche per il 2015. Anche se nell'incontro con gli analisti Descalzi non ha voluto anticipare quale sarà la policy per il nuovo anno - rimandando il tutto alla presentazione della strategy il prossimo 13 marzo - l'amministratore delegato ha infatti precisato che «la società è in una situazione forte».
«La decisione di Eni di difendere il suo dividendo è incoraggiante», spiegano gli analisti di Morgan Stanley, che sottolineano «risultati robusti e un buon rapporto di indebitamento». Il cash flow operativo del gruppo è salito del 69% a 5,37 miliardi (+69%) nell'ultimo trimestre e l'indebitamento finanziario netto è diminuito di 2,13 miliardi rispetto al 30 settembre.
Nonostante lo scenario difficile, il settore Gas&Power si conferma in utile per effetto della migliorata competitività, grazie alla rinegoziazione di una parte sostanziale del portafoglio di approvvigionamento a lungo termine; e il confronto con il quarto trimestre 2013 (-68,3%) è influenzato dalla circostanza che in quel trimestre furono rilevati effetti una tantum.
A livello settoriale, la divisione che ha risentito maggiormente del calo del petrolio è stata così quella dell'Esplorazione e produzione, che ha registrato un calo dei ricavi dell'8,9% sull'anno e del 15,6% sul trimestre, pur mantenendo sostenuta la produzione, a 1,6 milioni di barili al giorno. Migliora, invece, il settore della raffinazione, tornato in utile (a 0,2 miliardi da una perdita di 0,1 miliardi) grazie al recupero del margine di raffinazione e ai buoni risultati delle iniziative di efficienza e di ottimizzazione.
Da sottolineare che Eni registra minori proventi su partecipazioni (-0,42 miliardi) relativi, in particolare, agli oneri (0,38 miliardi) derivanti dalla valutazione al prezzo di Borsa delle partecipazioni in Galp e Snam al servizio dei rispettivi prestiti obbligazionari convertibili (un provento di 0,07 miliardi nel quarto trimestre 2013).
Superato il test dei conti, ora l'attenzione del mercato è tutta concentrata al 13 marzo. Sul piatto, quattro questioni chiave: la strategia 2015 di riduzione dei costi, la politica sui dividendi, la valorizzazione del settore retail gas (10 milioni di clienti), e il deconsolidamento del debito di Saipem.
Il tutto in un contesto di prezzi petroliferi ancora incerti, e con il mercato storico della Libia in preda alla guerra civile. In merito, ieri l'amministratore delegato ha detto che «al momento non si registra alcun danno ai propri impianti, e che la produzione attuale è intorno ai 300mila barili al giorno».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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