Mps, roccaforte "rossa" salvata dal governo Monti

La banca senese, da sempre regno di ex Ds, ex Margherita e Pd, si appresta a riceve 3,9 miliardi di euro di aiuti di Stato sotto forma di Monti-bond

Mps, roccaforte "rossa" salvata dal governo Monti

Mentre il titolo va a picco a Piazza Affari e mentre lo scandalo derivati tiene sempre banco, Monte dei Paschi di Siena si appresta a riceve 3,9 miliardi di euro di aiuti di Stato sotto forma di Monti-bond.

La banca più antica del mondo (è stata fondata nel 1472), per colmare la lacuna di due miliardi di minor patrimonio determinato dal valore di mercato di 22 miliardi di Btp in possesso, provvederà all'emissione dei 3,9 miliardi di Monti-bond. Di questi, 1,9 miliardi serviranno a rimpiazzare i vecchi Tremonti-bond dei quali dovranno anche essere pagati gli interessi.

L'11 dicembre scorso, in extremis, il presidente di Mps Alessandro Profumo incassò la certezza che i Monti-bond avrebbero potuto essere emessi e che il pagamento degli interessi non avrebbe portato a un ingresso del Tesoro come secondo azionista dietro la Fondazione. Una settimana dopo, la commissione Bilancio del Senato confermò il reinserimento dell'emendamento pro-Mps nella Legge di Stabilità (dopo che era stato espunto dal dl Sviluppo).

Nella banca rossa, da tempo regno di ex Ds ed ex Margherita e poi del Pd, la politica della sinistra ha esercitato potere e deciso strategie, affari e alleanze.

Fin quando non sono arrivate poi le acquisizioni, fatte e mancate.

Dalla Banca 121 (pugliese) nella cui operazione pesa la partecipazione di D'Alema al fallimento della Antonveneta. Sulle nomine dei vertici della Fondazione, hanno sempre inciso i voleri di politici come Walter Veltroni, Giuliano Amato, Giovanni Berlinguer, Rosy Bindi e Franco Bassanini.

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