Tra Natale e l'Epifania, è questo il periodo durante il quale potrebbe sbloccarsi la querelle tra Fiat e Veba sul prezzo da assegnare al 41,5% di Chrysler che il fondo previdenziale americano custodisce gelosamente in cassaforte. E aumentano, di giorno in giorno, le probabilità che Fiat vinca il lungo braccio di ferro e possa, quindi, salire al 100% della casa automobilistica di Auburn Hills, evitando in questo modo la quotazione del 16,6% della stessa Chrysler.
La posizione di Veba, il fondo sanitario che fa capo al sindacato metalmeccanico Uaw, si è indebolita nel momento in cui è emerso, dai suoi bilanci del 2012, un rosso di 3 miliardi di dollari. L'esigenza, quindi, è di monetizzare velocemente la partecipazione in Chrysler allo scopo di coprire il buco e abbattere l'indebitamento. Più passa il tempo, dunque, e più l'ago della bilancia sembra pendere a favore di Sergio Marchionne. «È questione di qualche mese, la situazione non gioca a loro favore», afferma una fonte.
E c'è chi mormora che l'amministratore delegato di Fiat abbia messo sul piatto un assegno di 3 miliardi di dollari, ironizzando sulla richiesta di 5 miliardi da parte di Veba («si comprino un biglietto della lotteria»), più di un osservatore si dice convinto che, alla fine, l'accordo sarà più vicino ai 3 miliardi offerti dal Lingotto.
Le bocce, comunque, rimarranno ferme fino a quando il mercato non si esprimerà sul prezzo relativo alla quotazione del 16,6% che, a quel punto, potrebbe rappresentare la base di partenza per il rush finale tra Fiat e Veba. A condizionare le decisioni di Veba ci sarebbero anche le forti incertezze che aleggiano sull'economia americana, sia per i ritmi con cui la Fed avvierà la prevista riduzione degli aiuti, sia per il riproporsi, all'inizio del prossimo anno, del problema sul tetto debito. «Con questi chiari di luna - si chiede un osservatore - conviene a Veba lanciarsi in Borsa? Senza dimenticare il fatto che il 16,6% di Chrysler rappresenta una quota molto bassa che non permetterebbe a eventuali investitori di poter, nel caso, incidere sul destino del gruppo». Da qui la necessità per Veba di non rischiare e di trovare al più presto un accordo con lo sfiancante Marchionne. Lo stessa vale per i sindacati, viste le prospettive per nulla rosee palesate da Chrysler nel documento S-1 depositato alla Sec (la Consob di Wall Street), dove emergevano tutti i rischi (anche occupazionali per gli operai americani e canadesi) che l'alleanza Fiat-Chrysler correrebbe in caso di ritardata fusione.
«Siamo soddisfatti della comune posizione che abbiamo con la Uaw sul fatto che la futura fusione tra Fiat e Chrysler sia indispensabile.
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