Il matrimonio tra Essilor e Luxottica annunciato a gennaio s'ha da fare, per tante ragioni ma soprattutto perché risolve il tema della successione ad Agordo ma probabilmente costerà dolorose cessioni ai due gruppi. Non solo. I tempi stanno slittando al 2018, rispetto a una prevista chiusura per fine anno.
Il motivo è presto detto: i due colossi dell'occhialeria sono primo e secondo operatore in tutti i principali mercati di riferimento, anche se mentre il re del lusso italiano è presente su tutta la catena, dalla produzione di lenti e montature alla vendita in negozio, Essilor è fortemente radicata sulla produzione di lenti. Bruxelles se ne è accorta e potrebbe presto chiedere un prolungamento delle indagini e un incontro con le aziende. Altre autorità Antitrust internazionali potrebbero seguire, chiedendo ai due gruppi di aggiustare il tiro prima di dare il via libera alle nozze che daranno vita a un colosso da 50 miliardi di euro di capitalizzazione. D'altro canto, secondo un report di Euromonitor, le due società, insieme, godono di una quota del mercato dell'occhialeria (stimato a 136 miliardi di dollari nel 2012) pari al 40% in Nord America, al 41% in «Australasia», del 30% in America Latina del 30%, mentre per quanto riguarda l'Europa ad Est arrivano al 15% e a Ovest al 20%. Luxottica ed Essilor, interpellate, non commentano.
«Ad oggi non ci risultano richieste di correzioni da parte delle autorità che hanno già approvato l'operazione (da ultime Sud Africa e Nuova Zelanda) ma mancano ancora le valutazioni dei cinque Paesi più rilevanti che costituiscono una condizione sospensiva dell'accordo ovvero Europa, Usa, Cina, Brasile e Canada. La società rimane fiduciosa di un esito positivo» commenta Equita.
L'ipotesi sulle possibili richieste da parte delle autorità internazionali sono le più svariate a iniziare, per quanto riguarda Luxottica, da una eventuale riduzione del numero delle vetrine (in Nord America ne ha oltre 4600, in Europa 500) che operano, tra l'altro, sotto le insegne di Sunglass Hut, LensCrafters e Salmoiraghi&Viganò. Sempre per il gruppo fondato da Leonardo Del Vecchio si può pensare a un alleggerimento nella produzione lenti da vista e da sole posto che Essilor è tra i leader mondiale del settore e dei marchi in portafoglio.
Le correzioni potrebbero avere un peso, rilevante nelle sinergie del gruppo in via di costituzione che, sulla carta, dovrebbe contare su un fatturato di 16 miliardi. Per un recente studio di Exane Bnp Paribas ad ogni 1% in meno sulle vendite corrisponderà un 1% in meno di utile per azione. In attesa del verdetto Luxottica ha chiuso la seduta a 49,51 euro (-0,8%).
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