
Parmalat chiude definitivamente il caso Lag. La Corte d'Appello di Bologna ha respinto per «cessata materia del contendere» il reclamo con cui la Procura cercava di ribaltare la sentenza del Tribunale di Parma, che, nonostante avesse riconosciuto «molteplici irregolarità» dei manager, aveva promosso di fatto l'operazione di acquisto di Lactalis American Group, considerando corretto il prezzo pagato da Parmalat.
Acquisizione contestata duramente, invece, da un gruppo di azionisti di minoranza, capitanati dal fondo Amber secondo cui l'operazione avrebbe danneggiato la società italiana, risolvendosi in realtà in un «affare di famiglia» per Lactalis, la società della famiglia Besnier che controlla sia Lag sia, dal 2011, il gruppo di Collecchio, e quindi è stata al tempo stesso compratore e venditore: tesi condivisa dalla Procura, che aveva pertanto chiesto la revoca del cda. Ma il 25 febbraio scorso, a sorpresa, i 9 rappresentanti di Lactalis in consiglio si sono dimessi, facendo decadere di fatto l'intero cda, e l'assemblea di aprile ha eletto un nuovo board. Una decisione subito interpretata come una mossa per far decadere il procedimento civile, in quanto sarebbe venuto meno il motivo del contendere: e così è infatti avvenuto.
La Corte ha anche respinto le richieste formulate in extremis dalla Procura, nell'udienza del 9 maggio scorso, di rimuovere Antonio Sala e Gabriella Chersicla, gli unici due nomi confermati da Lactalis in cda, e di assegnare al nuovo consiglio un termine per eliminare le conseguenze negative derivanti dall'acquisizione di Lag, il cui prezzo è considerato ancora eccessivo dalla Procura. Alla luce del fatto che non è previsto un ulteriore grado di giudizio, il procedimento iniziato il 26 ottobre 2012, ex articolo 2409, ovvero per il sospetto nella gestione di una azienda, con al centro l'acquisto di Lag, si è quindi «definitivamente concluso».
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