Parmalat cresce in Brasile Ma arriva la tegola Citibank

La società rileva il latte di Brf per 610 milioni. La banca Usa ha però chiesto un risarcimento in titoli, che potrebbe farne il secondo azionista dopo Lactalis

Parmalat cresce in Brasile Ma arriva la tegola Citibank

Parmalat torna in forze in Brasile, uno dei mercati principali dell'era di Calisto Tanzi, con una maxi operazione di shopping grazie a cui il fatturato del Paese eguaglierà nei bilanci quello italiano, ma rischia di dover fare posto nel proprio azionariato a un ospite imprevisto, Citibank, che potrebbe trovarsi secondo azionista del gruppo con il 15%, subito dopo Lactalis. Ieri, infatti, è stata riconosciuta in Italia una sentenza del tribunale del New Jersey che, nel 2008, aveva accolto la domanda di risarcimento di Citibank contro Parmalat per «truffa, false rappresentazioni fornite colposamente e distrazione», condannando dieci società del vecchio gruppo italiano al pagamento di 431 milioni di dollari, risarcimento che dovrebbe avvenire in titoli di nuova emissione. Non è chiaro se, qualora la sentenza dovesse passare in giudicato, Parmalat pagherà l'ammontare nella sua totalità (il che farebbe lievitare la quota in mano a Citibank, secondo alcune ricostruzioni, al 15% circa del capitale) o in base alle percentuali di recupero previste nel concordato fallimentare, come sostiene il gruppo di Collecchio (in questo caso la quota sarebbe intorno al 7%). Nulla di immediato. Per richiedere l'ammissione del credito, Citibank dovrà infatti presentare domanda al tribunale fallimentare di Parma. Ma è prevedibile che Parmalat, inoltre, ricorra in Cassazione contro il provvedimento. Intanto, però, la notizia condiziona la giornata di Borsa del titolo che chiude la seduta invariato a 2,53 euro. La seduta avrebbe potuto prendere altre direzioni. Ieri, infatti, Parmalat, battendo la concorrenza della messicana Grupo Lala e della francese Danone, ha annunciato l'avvio di un accordo vincolante per l'acquisizione da Brf di 11 impianti produttivi lattiero-caseari con un fatturato pro forma 2013 di 880 milioni di euro. Lo shopping sudamericano costerà a Collecchio 610 milioni di euro, pari a una valutazione di 0,7 volte il fatturato delle attività acquisite (in linea con i multipli di Parmalat), e sarà interamente finanziato da mezzi propri (la società a fine giugno aveva in cassa 975 milioni). Un prezzo «fair» a giudizio degli analisti che hanno promosso l'operazione e il rafforzamento strategico su un mercato in forte espansione come quello brasiliano. Passo dopo passo, in effetti, la società guidata da Yvon Guerin sta riconquistando il Brasile da cui aveva dovuto fare un passo indietro in seguito al crac di Collecchio di undici anni fa. Tutto è iniziato un anno fa con l'acquisizione della piccola Balkis grazie a cui il gruppo è tornato ad avere una presenza diretta nel Paese.

Poi quest'estate la svolta con l'offerta a fine agosto su alcuni asset (compresa la licenza esclusiva del marchio Parmalat sul territorio) di Lácteos Brasil e ieri, appunto, l'acquisizione da Brf (entrambe le operazioni sono sottoposte al via libera delle diverse autorità). E potrebbe non essere ancora finita.

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