Dopo il taglio delle bollette di luce e gas, è la volta dei pedaggi autostradali ma sia l'Aiscat, l'associazione delle concessionarie autostradali sia Autostrade per l'Italia (gruppo Atlantia) che da sola ha in mano la metà della rete nazionale, sono sul piede di guerra.
Scaduti i quaranta giorni dall'avvio della consultazione pubblica sulla rivoluzione dei pedaggi effettuata dalla Autorità di regolazione dei trasporti sul sistema tariffario (Art), i tagli per i concessionari si fanno concreti e vanno a sommarsi, con il congelamento degli aumenti scattato il 1° gennaio su quasi l'intera rete. Il procedimento di revisione si chiuderà il 28 giugno, il tempo quindi stringe e le concessionarie sono scese in campo, dichiarando guerra alla riforma.
L'Aiscat, nelle osservazioni inviate all'Authorithy nell'ambito della consultazione pubblica, ha contestato l'intero provvedimento a iniziare dalla «modifica unilaterale ex imperio di un elemento essenziale del rapporto contrattuale», ovvero «l'applicazione di un diverso sistema di dinamica tariffaria» e ha parlato di «palese violazione delle norme nazionali ed europee in tema di contratti, certezza del diritto e legittimo affidamento». Immediata la replica del ministro dei Trasporti Danilo Toninelli che approva le scelte dell'Authority: «Aiscat difende extraprofitti e privilegi dei gestori privati. Noi lavoriamo per l'interesse pubblico». Ma anche Autostrade per l'Italia (Aspi), che ha deciso di impugnare la delibera dell'autorità, «contesta radicalmente la legittimità del perimetro di applicazione del nuovo sistema tariffario». Che, prosegue il gruppo, presenta una «carenza di potere a definire un nuovo sistema tariffario per le concessioni già in essere». Non solo. La società della galassia Benetton ha evidenziato come «le tariffe Aspi siano già oggi ampiamente inferiori alla media delle altre concessionarie italiane e alle tariffe medie applicate nell'Ue».
In particolare l'Art, a cui in seguito al crollo del Ponte Morandi il governo ha affidato la competenza su tutte le concessioni, ha previsto con la delibera 16/2019 una serie di revisioni alla remunerazione dei gestori autostradali che si traducono, in definitiva, in tagli sui pedaggi per i singoli automobilisti. La riforma riguarderà in prima battuta le concessioni scadute ed entro cinque anni l'intero sistema. Le prime autostrade dovrebbero essere per il gruppo Gavio l'A5, l'A4/A5, l'A21; per AutoBrennero l'A22; per Autovie Venete l'A4, l'A23, l'A28, l'A57 e l'A34; l'A10 di Autofiori e l'A11, l'A12 e l'A15 della Società Autostrada Ligure Toscana. Nella delibera si parla di una remunerazione degli investimenti uguale per tutti i gestori, di tagli programmati per costringere gli operatori a diminuire i costi su cui è poi calcolata la remunerazione, di aumenti dei pedaggi legati al miglioramento del servizio e calmierati da un recupero di efficienza nel tempo, oltre che di ulteriori riduzioni quando i profitti superano le previsioni.
Il processo di revisione dei pedaggi si allinea all'idea di «aiuto alle famiglie» cara al governo giallo-verde e passata anche dalla decisione dell'Autorità di regolazione per l'Energia, responsabile per legge della revisione trimestrale delle bollette, di tagliare dal 1° aprile le bollette di luce (dell'8,5%) e gas (del 9,9%) in seguito all'inverno mite e al
ribasso del mercato energetico.A giudizio del Codacons in ogni caso quello dei pedaggi autostradali «è un falso problema», perché la questione «importante è l'utilizzo che viene fatto degli introiti garantiti dalle tariffe».
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