Economia

Il petrolio costa la metà, la benzina (in Italia) no: ecco perché è tanto cara

Brent sotto i 50 dollari. A maggio Renzi aveva promesso: "Razionalizzerò le ridicole voci che gravano sui prezzi del carburante". Ma non l'ha fatto

Pompa di benzina
Pompa di benzina

In una puntata di Porta a Porta dello scorso maggio il premier Matteo Renzi aveva promesso di razionalizzare le "ridicole voci" fiscali che gravano sul prezzo del carburante. Fino a oggi non ha fatto nulla. Mentre il barile si aggira attorno a quota 50 dollari, la metà di quanto veniva pagato a giugno, i prezzi di benzina e diesel sono diminuiti di pochi centenisimi. Una vera e propria presa in giro, insomma, che nel 2014 ha gravato sui portafogli 257 euro in più rispetto al 2010 per le auto a benzina e 388 euro in più per i diesel. E dietro a questo salasso si nasconde ancora una volta il Fisco.

Il prezzo del petrolio scende ai nuovi minimi da cinque anni e mezzo e il Brent è sotto 50 dollari per la prima volta dal maggio 2009. Dietro al calo tre motivi principali: l’eccesso dell’offerta, il calo della domanda e il dollaro forte. Sul circuito elettronico i future sul Wti Light crude arretrano di 70 cent a 47,23 dollari, dopo un minimo dall’aprile 2009 di 47,08 dollari. I future sul Brent cedono 1 dollaro a 50,10 dollari, dopo un minimo di 49,92 dollari. In barba al crollo del prezzo del petrolio, negli ultimi quattro anni il prezzo del carburante è aumentato di 27 centesimi. Ma solo in Italia. Perché, come rilevano l'Assopetroli e la Figisc, il 64,5 sul prezzo della verde e il 65% su quello del diesel è dato dalla pressione fiscale. Tanto che, come spiega l'Unione Petrolifera, dal 2010 a oggi l'84% degli aumenti registrati sono stati di natura fiscale.

Davanti a questo scempio, Renzi non muove un dito. Come se il prezzo del carburante non influisse su trasporti, turismo e industria. Come se un taglio netto delle accise non potesse seriamente aiutare la ripresa economica. Come può il sistema Italia competere con gli altri Paesi dell'Eurozona o con i big del G8 con un Fisco tanto vorace da gravare sull'economia imponendo balzelli all'apparenza transitori ma che, col passare degli anni, sono diventati eterni. Come fa notare Giorgio Ponziano su ItaliaOggi, infatti, "dal 1035 a oggi il carburante è stato gravato dei più vari prelievi senza che nessuno mai sia stato tolto: paghiamo 0,00103 euro al litro per il finanziamento della guerra di Etiopia del 1935-1936 e poi lo 0,00723 per il finanziamento della crisi di Suez del 1956"L'elenco dei balzelli che Renzi aveva promesso di eliminare è davvero impressionante. Una buona fetta è data dai disastri naturali. Dagli 0,00516 euro al litro per il disastro del Vajont del 1963 agli 0,00516 per l'alluvione di Firenze del 1966, dagli 0,00516 per il terremoto del Belice del 1968 agli 0,0511 per il terremoto del Friuli del 1976. Poi, figurano le vecchie guerre: 0,106 euro al litro per la guerra in Libano del 1983 e 0,0114 per la missione in Bosnia del 1996. E ancora: 0,02 per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004, 0,005 per l'acquisto di autobus ecologici nel 2005. E così via. Fino agli 0,04 euro al litro per far fronte alle ondate migratorie dovute alla crisi in Libia del 2011.

Balzello dopo balzello il carburante in Italia ha i prezzi più alti in Europa. Come è possibile competere con la Germania, dove la benzina costa 1,32 euro al litro e il diesel 1,17, o la Francia, dove la benzina costa 1,22 euro al litro e il diesel 1,07? Per non parlare di Stati Uniti (qui la benzina costa 0,48 euro al litro e il diesel 0,67) e la Russia (qui 

538em;">la benzina costa 0,50 euro al litro e il diesel 0,48).

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